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Anffas Torino APS e Fondazione Anffas Torino Dignitade Onlus sostengono la XIV edizione di CinemAutismo nella giornata dedicata: il 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo, anche online.
Questo evento nasce più di 13 anni fa dall’idea di Paolo Maranini e Marco Mastino che, notando sempre più il significativo interesse del cinema verso il mondo dell’autismo, decidono di dedicare a tal proposito un’intera rassegna cinematografica. Grazie all’immediatezza e al coinvolgimento emotivo delle scene, è stata pensata con lo scopo di avvicinare il più possibile la società ad un mondo vasto, variegato ed ancora troppo poco conosciuto com’è l’autismo: stimolare la curiosità ed il dibattito sono fondamentali per aumentare l’informazione e per rendere l’argomento meno “invisibile”. Produzioni interamente dedicate al tema dell’autismo risultano essere una delle metodologie migliori e più impattanti per far percepire al pubblico ed al mondo esterno che l’autismo esiste ed in tante forme diverse: a volte con le immagini si possono trasmettere e capire molte più cose.
Dalla sua prima edizione a Torino il 26 maggio 2009 con il primo titolo di “Un minimo gesto” e la collaborazione con Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), ad oggi è diventato un evento in rapida crescita, arrivando a rappresentare un punto di riferimento a livello nazionale, accogliendo ogni anno un grande numero di curiosi spettatori.
Per rimanere informati sul programma dell’evento e sulle proiezioni di questa edizione consigliamo di consultare le pagine di Facebook e Instagram di CinemAutismo: qui saranno anche pubblicati eventuali dettagli.
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La ricerca del giusto contatto e della giusta distanza sembrano essere la questione al centro dell’ultima opera di Gabriele Vacis. Obiettivo specifico che si dichiara fin dai primissimi fotogrammi: quando la macchina da presa, subito gettata in medias res, si insinua cautamente in mezzo al gruppo di ragazzi in procinto di partire per il cammino lungo la Via Francigena.
L’occhio cinematografico punta, dunque, immediatamente a instaurare un rapporto con i ragazzi autistici protagonisti della storia; a “stare con”, ad accompagnare e interagire per vie che non vengano avvertite come indiscrete e, come sempre il cinema richiede, che vadano a scavare sulla superficie delle cose al fine di restituire una realtà autentica, seppure figlia propria dell’artifizio filmico. Il contatto istituito dalla macchina da presa è, tuttavia, nella forma delle cose, uno soltanto degli elementi da considerare quando costituire il contenuto diegetico è la dimensione autistica stessa; quando ciò che lo spettatore si trova a osservare è “una condizione dello stare al mondo” che giustappunto nelle interazioni sociali può facilmente fare attrito. Pertanto, quello che la voice over iniziale annuncia come “impresa che ha dello straordinario” non è che l’operazione stessa dello stare insieme: allontanandosi, prima di tutto, dalle consolatorie routine del quotidiano; dal porto sicuro della famiglia; da ciò che, stereotipato, ritualizzato in infiniti modi, viene spesso prodotto come strumento di protezione o tentativo di (ri)costituire un ordine. E ricominciare dal con-tatto col gruppo, con la natura, con una realtà che turba e commuove.
Il cammino lungo l’antica Via Francigena, 200 km in totale, suddivisi in 20 km giornalieri fino a Roma, per il gruppo di ragazzi assume da subito i tratti caratteristici del famigerato “viaggio dell’eroe” trapiantato dal mito al cinema: lo scoramento nei momenti di più grande difficoltà; le salite e le cadute durante il tragitto; i personaggi incontrati che potranno aiutare i protagonisti o esser loro di intralcio; la forza d’animo che spinge l’eroe a proseguire nonostante la fatica; la presa di coscienza di limiti e capacità individuali; la crescita interiore che l’avventura potrà apportare a ciascuno.
Il viaggio (quindi il film), ad ogni tappa, si arricchisce sempre più di nuove immagini; di storie vere o simulate; popolandosi di personaggi disneyani e biblici; indovinelli e giochi tirati in ballo per passare il tempo e sentire meno la fatica. Il percorso si arricchisce, dunque, di nuovi punti di vista sul mondo.
I ragazzi, con il sostegno dei loro educatori, imparano a esprimere per immagini e similitudini sentimenti di gioia, rabbia, sofferenza; portando così in superficie tutta la loro ricchezza interiore, luoghi comunemente sepolti sotto stereotipie e/o parole ossessionate. È esattamente in quei meandri di libera espressione che emergono prepotentemente sentimenti di potenza universale: il desiderio di vedere un’aquila volare libera, canticchiare all’unisono con la natura, guardare l’altro e desiderare solo d’esser ricambiati. Non ci sono storie d’amore funzionali costruite intorno a questi personaggi; bensì, incontri che hanno il carattere impetuoso e inspiegabile dell’evento. Perché, per definizione, un incontro accade realmente solo all’infuori di ciò che è programmato e programmabile; oltre le dinamiche e i ruoli sociali precostituiti; fuori dalla regolazione del mondo alla quale il gruppo cerca tuttavia di adattarsi imparandone i codici.
Ciononostante, il film di Vacis lascia indietro l’aspetto educativo, quell’imparare a stare nel mondo neuro tipico per non esser ritenuti dei “diversi”, perché sa dove andare a cercare la magia.
Nel vento, tra i fili d’erba, nelle dinamiche di sguardo impreviste.
Così, l’incontro ultimo, “miracolosa” conclusione del pellegrinaggio, non sarà da considerarsi occasione per mettere in atto le tecniche del saluto apprese durante il percorso. Sarà, al contrario, possibilità di abbattere la barriera della distanza imposta, la foto di gruppo tutti insieme, vicinissimi alla figura del Papa, e imparare la lezione più grande alla quale l’eroe potesse in ultimo sopraggiungere. Conservare, comunque sia, la magia interiore. Umorismo e cuore.
Martina Puliatti
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Quest’anno Anffas svolge il progetto “Play to communicate”. All’interno del programma Erasmus+ di scambi internazionali, training courses ed erasmus universitario, questa esperienza internazionale di una settimana ha come obbiettivo ultimo l’esperienza di vita comune e lavoro di gruppo da parte di ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva e no. Il gruppo sarà composto da 24 persone: 16 ragazzi e ragazze con e senza disabilità non solo intellettiva tra i 18 ed i 30 anni, 4 group leader, 3 accompagnatori, 1 facilitatore.
Attraverso le attività di gruppo saranno sviluppate soprattutto le capacità di:
Indipendenza dei singoli. Le attività esterne ed i workshop serviranno per sperimentare cosa significhi interagire “da soli” con il mondo esterno e prendere decisioni indipendenti in vista di una vita indipendente in futuro. A questo scopo saranno organizzate inoltre simulazioni sociali, come un colloquio di lavoro, per acquisire una piccola ma importante esperienza formativa.
Conoscenza di culture diverse. I 16 ragazzi che prenderanno parte allo scambio interculturale provengono da Italia, Spagna, Romania e Turchia. La musica è stata scelta per facilitare la comprensione delle diversità nonché la comunicazione all’interno del gruppo, in quanto risulta essere un metodo universale attraverso cui conoscere l’altro, comunicare pensieri, emozioni e sensazioni senza necessariamente l’uso della parola. Attraverso la musica, i partecipanti avranno soprattutto l’opportunità di raccontare la propria cultura e se stessi.
Anffas avrà il ruolo di associazione coordinatrice del progetto, responsabile dell’organizzazione di tutte le attività, delle tempistiche ed attività di preparazione del gruppo prima della settimana di scambio. I partecipanti saranno ospitati nell’ex colonia del Comune di Torino, nei pressi della stazione ferroviaria di Loano, in provincia di Savona: la sistemazione è stata scelta in quanto già utilizzata precedentemente per altri progetti organizzati da Anffas e rivelatasi adatta per ospitare gruppi di giovani con disabilità.
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I protagonisti del film Colegas sono tre amici down. Stallone, Aninha e Màrcio sono tre ragazzi affetti dalla sindrome di down che partono per un intenso viaggio alla ricerca della propria libertà. Si ispirano alla visione del film “Thelma & Louise” di Ridley Scott. Rubano la macchina del giardiniere dell’istituto in cui vivono e senza meta viaggiano per il Brasile, ognuno con un desiderio da realizzare.
I desideri dei tre amici down
Ecco i desideri dei tre amici down protagonisti del film. Stallone vuole vedere il mare, Aninha sposare un musicista e Màrcio desidera volare come un uccello. Portano affetto e un pizzico di allegria e scompiglio in ogni città che attraversano, mossi da una grande forza di volontà ed estrema spensieratezza nei confronti della vita.
Il film sugli amici down è disponibile anche su Netlix
Il regista Marcelo Galvão realizza questo road movie drammatico e avventuroso, disponibile anche su Netflix. Il film è in lingua portoghese e brasiliana, con i sottotitoli in italiano. Il cast è composto da Amélia Bittencourt, Ariel Goldenberg, Breno Viola, Daniel Torres, Deto Montenegro, Giulia de Souza Merigo, Lima Duarte, Marco Luque, Monaliza Marchi, Rita Pokk e Rui Unas.
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Mirella Antonione Casale. Un nome che pochi conoscono, nonostante nel 2019 la RAI le abbia dedicato una fiction, “La classe degli asini”. Una figura fondamentale nell’evoluzione della scuola italiana: se oggi si può definire inclusiva, nei confronti dei bambini e delle bambine con disabilità ma anche in un senso più ampio, è stata lei ad aprire la strada. Una pietra miliare nella storia di Anffas, di cui è diventata presidente della sezione torinese nel 1967.
Inclusione delle persone con disabilità nella scuola e non solo
Nata nel 1925 a Torino, Mirella Antonione Casale era un’insegnante, mamma di una bambina con gravi danni celebrali dovuti all’influenza asiatica. Ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti dei bambini con disabilità e alla loro inclusione nella scuola e, più in generale, nella società. Nel fermento degli anni Sessanta e Settanta, è stata una figura fondamentale in questo lungo e difficile percorso. Insieme a don Lorenzo Milano, che nella sua “Lettera ad una professoressa” invocava “una scuola di tutti”. E allo psichiatra veneto Franco Basaglia, che teorizzava la chiusura di manicomi, istituti psichiatrici, orfanotrofi.
Il concetto di “segregare” i diversi era lo stesso delle scuole speciali e delle classi differenziali I bambini venivano abbandonati senza nessuna prospettiva di miglioramento. Era una questione etica. Partiva dalla considerazione – oggi scontata, allora un po’ meno – che la persona con disabilità è un essere umano come tutti gli altri, con le sue peculiarità, i suoi desideri, il suo bisogno di socialità.
Primo centro diurno con Anffas
Partendo dalla sua esperienza personale, Mirella Antonione Casale apre un centro diurno sotto il cappello di Anffas. Qui i ragazzi e le ragazze con disabilità studiano e migliorano. Nel contempo intraprende il cammino che porterà all’inserimento dei bambini nella scuola pubblica. Questo nonostante la mancanza di strutture e di preparazione da parte degli insegnanti, e soprattutto una profonda diffidenza sociale. Le tappe di questo cammino riguardano la collaborazione con le strutture socio-sanitarie, il coinvolgimento delle famiglie, la formazione del corpo docenti e l’introduzione di figure specifiche come gli insegnanti di sostegno. Un percorso che rispetta il dettato della Costituzione. All’articolo 34 «la scuola è aperta a tutti» e all’articolo 38 «gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale».
Dall’inserimento all’integrazione degli alunni con disabilità
Se con la Legge n. 118/71 si può parlare di inserimento degli alunni con disabilità, che devono adempiere l’obbligo scolastico nelle scuole comuni (ad eccezione di quelli più gravi fra i quali si consideravano ciechi, sordi, intellettivi e motori gravi), il passaggio successivo è quello della vera e propria integrazione, che sarà poi definito dalla Legge n. 517/77. Qui il contributo di Mirella Antonione Casale e dell’Anffas è fondamentale, nello studio sulla disabilità, nel supporto alle famiglie, nella sollecitazione degli enti pubblici, nella collaborazione alla formazione professionale. In una parola, nella difesa dei diritti delle persone con disabilità.
Dall’integrazione all’inclusione delle persone con disabilità
Il passaggio successivo nella battaglia di civiltà portata avanti da Anffas e da Mirella Antonione Casale riguarda il futuro dei bambini con disabilità dopo la scuola dell’obbligo, ovvero la formazione professionale e l’inserimento lavorativo per qualcuno, la disponibilità di centri diurni e residenziali per i più gravi. È l’anticamera della Legge n. 104/92, che inserisce l’integrazione scolastica come parte di un più ampio processo di integrazione sociale, in cui è necessaria la cooperazione di famiglia, istituzioni, enti e figure specializzate. È un ulteriore, fondamentale passaggio: dall’inserimento all’integrazione, dall’integrazione all’inclusione, principio oggi fondamentale nella lotta per la tutela dei diritti – collettivi e personali – delle persone con disabilità.
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Il miglioramento delle condizioni di vita dei ragazzi e delle ragazze con disabilità è sempre possibile. Ce lo insegna “Anna dei miracoli”, un film duro ma pieno di speranza. Qui il trailer.
Educazione e tolleranza, le basi della comunità
“Il più grande risultato dell’educazione è la tolleranza. La tolleranza è il principio primo della comunità, è lo spirito che conserva il meglio del pensiero dell’uomo”. È una frase, quanto mai attuale, dell’autobiografia di Helen Adams Keller. Nata nel 1880 a Tuscumbia, in Alabama, e morta a giugno del 1968, cinque anni dopo il conferimento della Medaglia presidenziale della Libertà da parte del Presidente statunitense Lyndon Johnson.
Dal teatro al cinema, “Anna dei miracoli”
Da quel libro il commediografo William Gibson ha tratto un fortunato dramma teatrale, The miracle worker. Da qui, nel 1962 il regista Arthur Penn ha diretto il famoso film sceneggiato dallo stesso Gibson (vincitore di due premi Oscar, tra l’altro), intitolato in Italia “Anna dei miracoli”. Per l’occasione, Penn ha ingaggiato la medesima coppia di attrici che avevano già interpretato il testo di Gibson sul palcoscenico. La sedicenne Patty Duke nella parte di Helen Keller ed Anne Bancroft in quella della sua coraggiosa istitutrice Annie. Numerose anche le interpretazioni successive, tra cui una fiction della RAI datata 1968.
Miglioramento dei ragazzi e delle ragazze con disabilità
È una straordinaria storia di speranza: anche se non parla di una disabilità intellettiva e relazionale – Helen rimane sordo-cieca a causa di un’infezione – “Anna dei miracoli” è un invito a non demordere e a non rassegnarsi mai. C’è sempre modo di lavorare per far migliorare i ragazzi e le ragazze con disabilità.
Il rapporto tra la piccola Helen e la sua insegnante Annie
L’intera pellicola è incentrata sul difficile rapporto fra la piccola Helen e la sua insegnante Annie. Helen, infatti, è sempre stata viziata dai propri familiari. Le viene permesso di fare qualunque cosa in virtù dei suoi gravi handicap, rinunciando a correggerla o a rimproverarla. Annie, al contrario, non si piega alla condotta della bambina. Intraprende con lei un ostinato braccio di ferro per insegnarle a comportarsi in maniera civile. Ovviamente, questo serrato confronto / scontro non sarà facile per nessuna delle due. Anzi porterà a dei momenti di estrema tensione all’interno della famiglia. Memorabile la “lotta” fra Annie ed Helen intorno al tavolo della sala da pranzo, quando la piccola si rifiuta di mangiare come gli altri e reagisce selvaggiamente ai divieti della sua istitutrice.
Disabilità affrontata senza facili pietismi
Helen grazie ad Annie impara a conoscere il mondo attorno a sé usando il tatto e l’intelligenza. Il suo progressivo apprendimento diventa così anche un metaforico percorso interiore che si risolve in un finale a dir poco commovente. Il film di Penn ha l’indiscutibile merito di affrontare l’argomento della disabilità in maniera asciutta e realistica. Riesce in più occasioni a coinvolgere ed emozionare lo spettatore, ma senza mai cadere in facili pietismi.
Altri consigli cinematografici
Un film da non perdere è Colegas, che racconta l’avventura on the road di tre amici con la Sindrome di Down: qui la recensione.
Raccontare il diritto alla felicità: il film “Vengo anch’io”. Qui la recensione.
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Il Torino Film Festival non è accessibile alle persone con disabilità sensoriale, cognitiva, intellettiva e/o relazionale. Infatti la mancanza di barriere architettoniche permette l’accesso alle persone con disabilità fisica (che, ricordiamo, sono meno del 10% delle persone con disabilità). Ma nessun film è stato pensato o adattato alle esigenze della stragrande maggioranza delle persone con disabilità. Nonostante la Legge Cinema (legge n. 220 del 2016) renda obbligatoria la resa accessibile dei film italiani e le manifestazioni patrocinate e/o finanziate dalla Città di Torino debbano essere fruibili a tutti.
Nessuna proiezione accessibile a tutte le disabilità
“Alla presentazione del TFF – denuncia Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino – abbiamo constatato che nessuna proiezione è accessibile alla disabilità sensoriale, cognitiva, intellettiva e/o relazionale. A tutte le disabilità, nonostante le assicurazioni ricevute dall’associazione +Cultura Accessibile, di cui Anffas fa parte, a inizio anno. Solo dopo le rimostranze di Daniela Trunfio, sua rappresentante, è stato assicurato che alcune proiezioni sarebbero state accessibili alle persone sorde, oltre che alle persone con disabilità fisica. La pezza peggiore del buco! E gli altri disabili? Figli di un dio minore? Non degni di essere considerati consumatori di cultura? Evidentemente per gli organizzatori del TFF qualcuno è più uguale degli altri, come nella Fattoria degli animali di orwelliana memoria”.
Manifesto per l’accessibilità del patrimonio culturale cinematografico
Ricordiamo che proprio al Museo del Cinema di Torino ha ospitano nel 2019 la presentazione del “Manifesto per l’accessibilità e la fruizione in autonomia del patrimonio culturale cinematografico”. Tale documento, infatti, traccia le linee guida per un cinema realmente accessibile, redatto proprio da +Cultura Accessibile-Cinemanchìo. Tra le proposte concrete avanzate dal modello vi sono:
audiodescrizioni fruibili dall’utente tramite cuffie consegnate agli spettatori o tramite app utilizzate con il proprio dispositivo;
sottotitoli presenti nel film stesso o integrati da app per leggerli su adeguati supporti;
adattamento ambientale consistente in luci tenui e volume audio moderato.
D’Errico: “Discriminazione tra disabilità”
“Noi non ci stiamo – continua Giancarlo D’Errico – e non accettiamo questa discriminazione tra le disabilità. L’indifferenza delle istituzioni verso i nostri diritti sta diventando insopportabile. Chiediamo che chi il TFF lo organizza e chi lo finanzia affronti questa vergogna. Pretendiamo che la fruizione della cultura sia sempre aperta a tutti, che accoglienza e inclusione siano valori imprescindibili. Siamo pronti a collaborare per trovare la soluzione, ma non a sopportare l’indifferenza”.
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Segnatevi la data sul calendario con la matita rossa. Dopo una lunga pausa dovuta al Covid, sabato 27 novembre torna dal vivo “Un Blues per Janis”. Il concerto di fundraising, arrivato alla sua quindicesima edizione, è organizzato da Anffas Torino con il patrocinio del Comune di Nichelino. In continuità con l’ultima edizione, che risale al 23 novembre 2019, il concerto si terrà al Teatro Superga di Nichelino (via Superga 44) alle ore 20.45. Con il “solito” obiettivo di unire la memoria con l’impegno sociale e il sostegno nei confronti delle persone con disabilità.
Dalla perdita alla condivisione, attraverso la musica
Sul palco si alterneranno una trentina di artisti, alcuni tra i migliori dell’area torinese, con il minimo comun denominatore dell’anima rock e della solidarietà. Un gruppo di amici, in cui “spicca” il musicista di fama internazionale Marco Roagna. Il concerto è organizzato in memoria di Janis Daprile. Una ragazza di 33 anni solare, piena di vita e generosa, sempre pronta a sostenere gli altri. Amava la musica, come tutta la sua famiglia. Sono proprio il padre Luciano Daprile, direttore artistico, e la madre Ninfa Alabiso a unire sul palco tanti musicisti. Attraverso la musica, trasformeranno la dolorosa perdita in un momento di condivisione, rendendo le persone partecipi dell’esistenza dell’altro.
Come partecipare al Blues per Janis
Per garantire il mantenimento delle condizioni di sicurezza sanitaria è richiesta (ma non obbligatoria) la prenotazione alla mail ninfa.alabiso@anffas.torino.it o al numero 347/8509336. Green Pass obbligatorio, all’ingresso sarà misurata la temperatura.
Sostegno alle persone con disabilità ospiti del centro residenziale
Come sempre l’ingresso sarà libero e il ricavato delle donazioni sarà impiegato per beneficenza. Questa volta le offerte saranno impiegate per l’acquisto e il mantenimento di un cane da destinare al centro residenziale di via Fiesole a Torino, gestito da Anffas Torino. Un cucciolo (probabilmente di golden retriever, viste le sue caratteristiche e la sua spiccata sensibilità) da allevare e coccolare, che venga accudito e a sua volta accudisca le persone con disabilità che risiedono stabilmente nella struttura, che hanno “sofferto” più di altre le restrizioni dovute alla pandemia.
Vista l’importanza dell’evento, sono invitati a partecipare tutti gli amici di Anffas, i Volontari e le persone che dell’impegno sociale fanno un valore irrinunciabile, i rappresentanti delle istituzioni e delle amministrazioni cittadine e non solo, e ovviamente gli appassionati di musica.
Quando rock e solidarietà si incontrano, nasce una serata straordinaria all’insegna della musica, del divertimento e della beneficenza: “Un Blues per Janis”.
Le edizioni precedenti, sempre in sostegno alla disabilità intellettiva
Neanche la pandemia ha fermato il “Blues per Janis”. Clicca qui per ascoltare “Dear Mr. Fantasy” suonata a distanza dai musicisti amici di Anffas Torino.
L’ultima edizione che si è tenuta dal vivo a Nichelino: clicca qui. Qui l’edizione precedente, che si era svolta a Grugliasco: clicca qui.
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La Società Canottieri Armida organizza una tavola rotonda sulla rete dell’inclusione, con riferimento alla disabilità, intitolata “Rowing for Paris 2021”. Venerdì 22 ottobre nella sede di viale Virgilio 45 a Torino. Modera Silvia Bruno.
La rete dell’inclusione della disabilità
Partecipazione speciale di Paola Grizzetti che presenta “La rete dell’inclusione”. Si tratta di associazioni e realtà territoriali che quotidianamente collaborano per permettere l’inclusione e l’integrazione di individui con disabilità e/o disagi. Al mattino partecipano anche Giancarlo D’Errico e Angelo Faiella, rispettivamente presidente e vicepresidente di Anffas Torino.
Programma mattino
ore 9.30 – Accreditamento
ore 9.45 – Saluti istituzionali
Marco Rolando, Direttore Dip. Materno-Infantile ASL TO3.
ore 10.15 – Dal riconoscimento della disabilità/disagio
Pamela Fantin, Psicologa;
Federico Egidi, Medico dello sport;
Lucia Longo, TPN UGIdue e casa UGI;
Levi Montalcini Marta, NPI- ASL TO3,
ore 11.30 – Collaborazione e sostegno familiare
Piero Abruzzese, Associazione Forma;
Marinella Goitre, UGI -TORINO;
Mirella Flecchia, CEPIM;
Giancarlo D’Errico e Angelo Faiella, Anffas;
Luca Nicolini, I buffoni di corte e COORDOWN.
Programma pomeriggio
ore 14.00 – L’inserimento lavorativo
Paolo Vallinotti e Roberto Vendrame, Cooperativa Esserci – Pandan;
Silvia Gallino, Cooperativa ORSO;
Savino Ciriello, Avio Aero.
ore 15.00 – Attività motoria e sportiva: inclusione e superamento delle barriere fisiche e sociali
Carmelo Velardo, Progetto CON-TATTO;
Enrico Colzani, Chivasso Rugby (IMAS);
Hugo Lavalle, Acquarella;
Paolo Iacono, referente SOI- IIS Copernico Luxemburg;
Annalisa Cerrone, INsuperABILI;
Gianni Ferrero, CPD/ IsITT;
Cristina Ansaldi, Progetto Pararowing Armida.
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Autismo e Sindrome di Down sono argomenti che interessano le famiglie che si riconoscono nell’associazione Anffas Torino. Per questo segnaliamo che il prestigioso “Journal of Psychopathology” ha pubblicato un interessante articolo del dott. Roberto Keller (Centro Regionale Disturbi Spettro Autistico in Età Adulta) intitolato “Screening del disturbo dello spettro autistico negli adulti con sindrome di Down: risultati preliminari”.
“È un piccolo lavoro pionieristico ma che testimonia l’importanza di creare una rete tra diversi specialisti per la valutazione completa nella disabilità intellettiva in età adulta”. Così spiega lo stesso dott. Keller, che si occupa – tra l’altro – di Autismo e Sindrome di Down in età adulta.
Riportiamo una sua breve biografia.
Medico, specialista in psichiatria, neuropsichiatria infantile, psicoterapeuta. Responsabile del Centro Pilota della Regione Piemonte per i Disturbi dello spettro autistico in età adulta presso ASL TO2. Dirigente medico di psichiatria presso il Dipartimento di salute mentale ASL TO2. Docente a contratto presso la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell’Università di Torino e autore di circa cento pubblicazioni a livello nazionale e internazionale e docente a livello nazionale in numerosi corsi ECM.
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