Mani che si stringono
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Covid: Nel nuovo DPCM inserita possibilità per i caregiver di dare sostegno pazienti con disabilità in ospedale

Bastano poche righe per segnare un traguardo. Un cambiamento tanto atteso (anche dalle famiglie di Anffas Torino). E’ il caso del comma 5 dell’articolo 11 del nuovo Dpcm. Per la prima volta riconosce al caregiver la possibilità di prestare assistenza e dare sostegno in ospedale alla persona con disabilità. “È fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (DEA/PS). Salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto”. Così si legge nel testo, che però introduce una importante “eccezione per gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Questi possono altresì prestare assistenza anche nel reparto di degenza nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura”.

Soddisfatta la ministra per le disabilità Erika Stefani, per “gli specifici segnali di attenzione per le persone con disabilità inseriti nelle nuove misure previste nel nuovo Dpcm sull’emergenza Covid-19. Tra cui la possibilità per gli accompagnatori di poterle assistere anche nei reparti di pronto soccorso e di degenza delle strutture ospedaliere. Per troppi mesi – ricorda – le persone con disabilità e i loro familiari hanno dovuto fare i conti con la paura del ricovero. Vivendo l’angoscia di un possibile e talvolta reale abbandono. Ho proposto – ha spiegato Stefani – al governo di intervenire. Considerando il prezioso ruolo del caregiver che assicura alla persona con disabilità assistenza e sostegno, nel quadro di un rapporto di reciproca conoscenza, confidenza ed affidamento unico ed insostituibile. Per questo – conclude – ringrazio il presidente Draghi e il ministro Speranza per la sensibilità dimostrata”.

Fonte: www.redattoresociale.it

Cartone animato Rai Yoyo
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Su Rai Yoyo (canale 43) arriva Pablo, bambino con autismo e con una grande passione per il disegno

Un prodotto di animazione rivolto a tutti, in cui la diversità di ciascuno è la chiave per superare ogni difficoltà. E’ “Pablo”, in onda da lunedì 1° marzo, tutti i giorni, alle 18 su Rai Yoyo, e dal 2 marzo in replica anche alle 9.35. La serie animata, fresca di nomination per i BAFTA, è già disponibile su RaiPlay, anche in lingua inglese.

Pablo è un bambino con autismo e con una grande passione per il disegno. Con coraggio e con l’aiuto di personaggi inventati riesce ad affrontare grandi sfide quotidiane.  E’ un bambino intelligente e in compagnia dei suoi amici speciali riesce a trasformare ogni problema in una fantastica avventura da vivere insieme.

Affrontare il delicato tema dell’autismo (centrale nell’attività di Anffas Torino) con un cartone animato rientra nell’impegno di Servizio Pubblico della Rai di rivolgersi a tutti, nessuno escluso, con storie coinvolgenti e di valore formativo. La particolarità di Pablo, bambino con autismo, non gli impedisce di trovare soluzioni alle difficoltà incontrate e condividerle con il mondo esterno.

In ogni episodio, il piccolo eroe si imbatte in alcuni problemi quotidiani o in qualcosa che non capisce. Ma grazie alla sua immaginazione e alla sua bravura nel disegnare, il problema prende vita nel mondo fantastico dove gli amici animali da lui raffigurati, che rappresentano aspetti della personalità di Pablo e di molti bambini affetti da autismo, lo supportano come una vera squadra e corrono in suo soccorso. Fra loro ci sono Linda, una topolina timida ma determinata, Frullo, un energico uccellino, Dino, un grosso dinosauro e Raffa, una intelligentissima giraffa.  Tutti loro offriranno soluzioni sorprendenti a problemi vissuti come insormontabili, consigliando a Pablo comportamenti che lo soddisfano e che possano essere allo stesso tempo riconosciuti e compresi dagli altri.

Fonte: www.rai.it

Sergio Rubini e Rocco Papaleo
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Consiglio cinematografico sulla disabilità intellettiva: “Il grande spirito”, con Sergio Rubini e Rocco Papaleo

Un nuovo consiglio cinematografico sulla disabilità intellettiva da parte di Anffas Torino. “Il grande spirito”, commedia del 2019 diretta e interpretata da Sergio Rubini. Con un grandissimo Rocco Papaleo, Ivana Lotito, Bianca Guaccero, Geno Diana e Totò Onnis. Adatto anche alla visione di bambini e ragazzi, il film ha ottenuto una candidatura ai Nastri d’Argento.

Molto interessante la figura di Renato, soprannominato “Cervo Nero”. Disabile intellettivo in balia del mondo e del cugino che, dopo avergli sottratto l’alloggio dei genitori, vuole farlo ricoverare in una struttura per sfrattarlo anche dal ripostiglio sul terrazzo del palazzo in cui vive. E’ la figura centrale del film, protagonista dello scambio più divertente e significativo.

Renato: Lo sai che cosa ha detto Toro Seduto agli yankee?! Quando i fiumi saranno asciutti e gli animali estinti, capirete che non si può mangiare il denaro!
Tonino: Tu t’ha dice a Toro Seduto ca n’ha capisce nu cazz’!

La recensione di Paolo Casella su www.mymovies.it

Tonino è un ladruncolo sempre in cerca del grande colpo di fortuna. Che sembra finalmente arrivare quando il bottino di una rapina, per cui lui era stato relegato al ruolo di palo, finisce fortuitamente nelle sue mani. Tonino fugge con la refurtiva sui tetti di Taranto e trova rifugio in un abbaino fatiscente abitato da uno strano personaggio. Renato, che si è dato il soprannome di Cervo Nero perché si ritiene un indiano, parte di una tribù in perenne lotta contro gli yankee.

Renato, come sillaba sprezzantemente Tonino, è un “mi-no-ra-to”, ma è anche l’unica àncora di salvezza per il fuggitivo, che tra l’altro si è ferito malamente cadendo dall’alto di un cantiere sopraelevato. Fra i due nascerà un’intesa frutto non solo dell’emarginazione. Ma anche di un’insospettabile consonanza di vedute.

Le idee di Sergio Rubini

Che Rubini, alla sua 14esima regia, abbia le idee chiare si capisce da due scelte iniziali.

La prima è quella di far precedere la narrazione dalle immagini della fabbrica dell’Ilva, con le sue fornaci e le sue ciminiere fumanti. Mescolandole alle immagini del fuoco “purificatore” acceso da Cervo Nero. Inferno e praterie celesti, distruzione e devozione, peccato e redenzione.

La seconda scelta fortemente simbolica è quella di ambientare quasi tutta la storia sui tetti di Taranto, in una ricerca visiva di elevazione fisica e spirituale. Tutta la parabola (è il caso di dirlo) di Tonino e Renato si consuma nella verticalità, in ascese celestiali e rovinosi schianti a terra. Quella terra avvelenata dalle fabbriche e infestata dalla malavita. Anche le ciminiere dell’Ilva incombono grazie alla loro altezza, che si erge arrogante sopra il livello del mare tarantino.

Tonino e Renato

Tonino e Renato sono l’uno l'”uomo del destino” dell’altro perché attraverso il loro rispecchiarsi si accende la loro luce interiore. Quella luce che lotta contro il buio circostante: la fotografia di Michele D’Attanasio è intenzionalmente livida e fosca, la scenografia di Luca Gobbi è lurida e monocromatica.

Le musiche di Ludovico Einaudi sottolineano ogni passaggio (a volte troppo platealmente) e la regia di Rubini passa dalle lunghe scene di dialoghi (ben scritti da lui stesso insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini) dal forte impianto teatrale, a sequenze movimentate di fuga, caccia all’uomo e colluttazioni violente, senza risparmiarci l’orrore e il disgusto.

Su tutto però dominano l’afflato poetico stralunato e il realismo magico che sono cifre distintive del suo cinema sempre in bilico fra materia e spirito, fra concretezza anche gretta e allucinazione sempre nobile. Il grande spirito è dunque una storia di miseria e nobiltà, con una grande attenzione all’elemento polisensoriale: il suono, in particolare, è molto curato, dal lamento gutturale di un malato costretto al ricovero forzato al ticchettio di una mano nervosa.

La questione dell’Ilva resta saggiamente sullo sfondo, ma permea – come un veleno silenzioso e letale – tutta la storia: le esistenze miserabili, la decimazione degli “indiani”, la rabbia (mal) repressa, l’orizzonte forzatamente (de)limitato.

Logo Giornata delle Malattie Rare

28 febbraio 2021, giornata delle malattie rare: “Diagnosi tempestiva e certa, presa in carico globale e continuativa, promozione e sostegno alla ricerca”

La Giornata delle Malattie Rare (Rare Disease Day), si svolge ogni anno l’ultimo giorno del mese di febbraio. Allo scopo di accrescere la consapevolezza sul tema e di sensibilizzare la popolazione sull’impatto delle Malattie Rare sulle vite delle persone e delle loro famiglie. Fu celebrata per la prima volta il 29 febbraio del 2008 in Europa e l’anno successivo si estese anche agli Stati Uniti. Nel 2020 ha visto la partecipazione di oltre 100 paesi nel mondo.

Malattie rare, tema centrale per Anffas

Per Anffas il tema riveste particolare interesse. Sono numerosissime le malattie rare che ricadono nel novero delle disabilità intellettive e dei disturbi del neurosviluppo di cui Anffas, da sempre, si prende cura e carico. Anche grazie alla collaborazione con le tante associazioni che si occupano di malattie rare e della relativa Federazione, nonché con il mondo della ricerca scientifica, con particolare riferimento alla Fondazione Telethon, in questi anni è stato possibile realizzare un importante percorso che fa anche ben sperare per il prossimo futuro. Ma, allo stesso tempo, è bene avere piena consapevolezza che ancora si è solo all’inizio di un percorso. E che occorre centuplicare le forze, allocando anche le necessarie risorse, per garantire a tutte le persone con disabilità, derivanti da malattie rare, ed ai loro familiari risposte a 360°.

È dunque molto importante continuare nell’opera di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica e dei decisori politici su questo tema, unendo tutte le nostre forze.

Diagnosi tempestiva e certa, presa in carico globale e continuativa, sostegno e sviluppo della ricerca

Diagnosi tempestiva e certa. Presa in carico globale e continuativa. Sostegno promozione e sviluppo della ricerca in tutti gli ambiti. Questi i punti fondamentali su cui per Anffas è assolutamente necessario continuare a lavorare.

L’auspicio è che in occasione della giornata sulle Malattie Rare non ci si limiti a mere dichiarazioni di circostanza. Ma, da parte di chi di competenza, vengano assunti precisi impegni. Ascoltando la voce delle persone con disabilità derivanti da malattie rare e dei loro familiari. Quanto ancor di più in un tempo in cui la pandemia in atto ha significativamente contribuito a peggiorarne la qualità di vita e di salute.

Ci attendiamo quindi risposte concrete ed immediate a partire dall’impegno a finanziare la ricerca con adeguati fondi pubblici. Anche attraverso l’utilizzo di fondi europei stanziati per la ripresa degli Stati Membri a seguito della pandemia Covid-19.

L’obiettivo su cui tutti convergere deve essere volto ad assicurare alle persone con disabilità derivanti da malattie rare e complesse ed ai loro familiari, la migliore Qualità di Vita possibile. Ciò attraverso la garanzia “pubblica” che, durante l’intero arco della loro vita e in tutti i contesti in cui essi vivono, siano assicurati i giusti e necessari sostegni.

La persona infatti non è la sua malattia e deve essere sempre posta al centro del sistema di presa in carico.

Solo in questo modo si avrà piena consapevolezza che la persona con malattia rara non è una sigla o un codice. Ma un essere umano che deve vedere tutelati i propri diritti, le sue aspettative e preferenze, le sue necessità di sostegno per avere sempre garantita la migliore qualità di vita possibile.

Per questo la speranza di Anffas è che la celebrazione di questa giornata possa concorrere a raggiungere tali obiettivi.

Luigi Genesio Icardi
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A marzo la vaccinazione delle persone con disabilità. D’Errico: “Vaccinare tutti”

«I primi di marzo – sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Genesio Icardi – partiremo con la vaccinazione delle persone con disabilità. A cominciare dai circa 6.000 ospiti delle strutture residenziali e semiresidenziali. Somministreremo loro i vaccini Pfizer e Moderna».

Così si legge nel comunicato stampa diffuso ieri dalla Regione Piemonte. In merito alla situazione sanitaria della nostra regione, alla diffusione del virus Covid-19 e campagna di vaccinazione.

«È un buon inizio – commenta Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino – ma è solo un inizio. Le persone con disabilità devono essere considerate al pari degli altri soggetti a rischio. Mi spiego. Per quanto riguarda le persone anziane, gli ospiti delle RSA hanno ricevuto il vaccino. E ora si sta procedendo con chi è fuori dalle strutture. Allo stesso modo, va bene iniziare con le strutture diurne e residenziali per disabili, ma bisogna procedere contemporaneamente la vaccinazione delle persone con disabilità che sono a casa loro. Esattamente come è stato dichiarato, ovvero “i disabili saranno vaccinati contemporaneamente agli anziani con priorità ai più a rischio”».

INPS Qr Code
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Anffas collabora con l’INPS per sviluppare il progetto “QR Code dell’Invalidità Civile”

Anffas è una delle quattro associazioni che si occupano di disabilità scelte dall’INPS per sviluppare il progetto “QR Code dell’Invalidità Civile”. Serve per gestire tutti i verbali di invalidità civile, cecità civile, sordità, handicap e disabilità da esibire quando richiesto per accedere ad agevolazioni o sconti.

Per maggiori informazioni, vi invitiamo a rivolgervi allo sportello SAI. Riceve su appuntamento presso la sede di Anffas in via Carlo Bossi, 24 a Torino nei seguenti giorni: martedì e mercoledì: dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 16.30.

Il numero di telefono è 011-3810723, la mail di riferimento sai@anffas.torino.it


QR-Code INPS, il servizio per le persone con disabilità (dal sito www.inps.it)

Il QR-Code dell’invalidità civile è un nuovo servizio dell’INPS. Permette di attestare lo status di invalido direttamente dallo smartphone o dal tablet, senza bisogno del verbale sanitario. Grazie a questo strumento innovativo, le persone con disabilità possono accedere alle agevolazioni e ai benefici in modo più semplice e veloce.

Il QR-Code è un particolare codice a matrice in grado di memorizzare informazioni leggibili e interpretabili da dispositivi mobili. Garantisce informazioni sempre attendibili in quanto è associato all’interessato, e non a uno specifico verbale. Ed è sempre aggiornato a seguito di verbali definitivi di prima istanza, aggravamento, revisione, verifica straordinaria e autotutela.

Per ottenere il codice basta collegarsi al servizio online “Generazione QR-Code invalidi civili per attestazione status“, sul portale dell’Istituto, accedendo con le proprie credenziali.

Il servizio genera automaticamente e in tempo reale il QR-Code, direttamente in formato pdf. Il codice può essere stampato, inviato, salvato sul computer o dispositivo mobile ed esibito quando è necessario per accedere alle agevolazioni.

I gestori dei servizi, per controllare lo stato di invalidità civile, cecità civile, sordità, disabilità o handicap, possono leggere il codice tramite un qualsiasi lettore di QR-Code. Per la concessione di alcune particolari agevolazioni, che richiedano il giudizio sanitario e il grado di invalidità civile con l’eventuale percentuale, è possibile ottenere anche un esito più approfondito. In questo caso i gestori devono inquadrare il QR-Code, autenticarsi con le proprie credenziali e inserire il codice OTP. Che il sistema in automatico genererà e invierà sul numero di cellulare dell’interessato.

Persone su una panchina guardano l'orizzonte
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“Liberi di scegliere… dove e con chi vivere” a sostegno delle persone con disabilità – Appuntamenti dal 19 febbraio

Il progetto “Liberi di scegliere… dove e con chi vivere”, a sostegno delle persone con disabilità e delle loro famiglie, entra nel vivo.

Da venerdì 19 febbraio sarà possibile prendere appuntamento con lo sportello, ospitato nella sede di Anffas Torino, che si occuperà della progettazione in merito al cosiddetto “Durante Noi, Dopo di Noi”, ovvero di redigere progetti individuali che consentano di concretizzare l’accesso alle misure previste dalla legge 112/16 alle singole persone con disabilità e alle loro famiglie. A livello nazionale, sono 35 gli sportelli dove si possono conoscere scopi, modalità e costi del progetto promosso da Anffas nazionale.

Chi fosse interessato può scrivere alla mail segreteria@anffas.torino.it.


Riportiamo un esauriente articolo sull’argomento tratto dal sito www.vita.it.

“Liberi di scegliere… dove e con chi vivere”: è questo il titolo del nuovo progetto di Anffas, partito lo scorso settembre. Diciotto mesi per mettere in campo iniziative volte a fornire alle persone con disabilità e ai loro familiari accoglienza. Supporto, formazione e informazione per dare concreta attuazione alla legge 112/16, conosciuta anche come legge sul “Durante Noi, Dopo di Noi”. È argomento per cui l’Associazione da sempre opera.

Già nel 1958, anno di fondazione di Anffas, i genitori delle persone con disabilità intellettive si chiedevano “chi si prenderà cura di mio figlio quando noi non ci saremo più?”. La presentazione ufficiale del progetto, finanziato dal Ministero del lavoro e politiche sociali per l’annualità 2018 a valere sul Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore di cui all’art.72 del decreto legislativo n.117/2017, si è svolta lo scorso 14 febbraio a Roma.

Percorsi di autonomia e vita indipendente

Con questa nuova iniziativa, Anffas vuole sperimentare percorsi di autonomia e vita indipendente tali da consentire un progressivo distacco, non in condizioni emergenziali, dalla famiglia di origine. E favorendo allo stesso tempo il potenziamento della rete di infrastrutturazione sociale con il coinvolgimento di soggetti pubblici ed Enti del Terzo Settore. Alla base di “Liberi di scegliere… dove e con chi vivere” vi è la chiara consapevolezza della necessità di sperimentare e rendere operativi nuovi strumenti e nuove competenze.

Professionalità e risorse per garantire un sostegno adeguato alle persone con disabilità nel momento in cui le loro famiglie non risultino più in grado di fornirlo. Andando però a scardinare il sistema di standardizzazione del supporto in questione, a cui purtroppo ancora oggi le persone con disabilità sono sottoposte. E ripensando i sostegni a loro dedicati seguendo la variabilità e la complessità dei loro bisogni, e quindi in un’ottica di personalizzazione di progetti, risorse, interventi attivati e da attivare.

La L.112/16 è un tentativo concreto di risposta, ma ad oggi il sistema di presa in carico non garantisce ancora l’accesso. L’attuazione della L.112/16, infatti, sta evidenziando che la legge da sola, in assenza di adeguati strumenti e modelli da seguire, non è sufficiente a garantire le adeguate risposte attese, con conseguenti discriminazioni di varia natura. Per questo nasce il progetto di Anffas. Per individuare innovativi strumenti, luoghi ed attori che possano integrarsi efficacemente. In ottica sinergica nel sistema esistente ed in modo sussidiario rispetto all’ente pubblico.

In particolare gli obiettivi del progetto sono:

  • sperimentare forme congiunte di organizzazione e funzionamento dei punti unici di accesso (PUA) per la realizzazione del Progetto di Vita di cui all’art. 14 della L.328/00
  • sperimentare la costituzione di sportelli (35 sportelli su tutto il territorio) per la progettazione individualizzata per il concreto accesso alle misure previste dalla L.112/16
  • coinvolgere persone con disabilità e famiglie (nello specifico, 350 persone con disabilità tra i 18 e i 64 anni e 700 genitori e familiari tra i 35 e gli 85 anni) in un percorso di empowerment e partecipazione attiva ai vari momenti della valutazione multidimensionale, della progettazione individualizzata e di implementazione dei diversi sostegni ed interventi unitamente ad operatori del settore pubblico e privato
  • formare i componenti delle Unità di Valutazione Multidimensionale (nello specifico professionisti, operatori e tecnici di età compresa tra i 20 e 67 anni) sull’utilizzo di sistemi avanzati e validati scientificamente. In grado di realizzare la valutazione multidimensionale dei bisogni e degli esiti rispetto ai vari e diversi domini della Qualità della Vita
  • sperimentare forme integrate di costruzione e gestione del budget di progetto con connessa implementazione del case manager

Raccolta di dati e informazioni

Tra i risultati che il progetto si propone di raggiungere vi sono anche una raccolta sistematica nazionale sulle misure previste dalla Legge 112/16 (buone pratiche, pratiche promettenti, percorsi di emancipazione, autonomia e vita indipendente, ecc.). Linee guida e manuali sull’implementazione della Legge 112/16 rivolti a operatori del settore e componenti delle equipe multidisciplinari, persone con disabilità, familiari, ecc.).

Raccomandazioni per i responsabili dei servizi e decisori politici, almeno 35 sportelli per la progettazione individualizzata e la vita indipendente attivati e sperimentati. Un big-data con la raccolta di tutti i dati relativi ai singoli progetti realizzati nel corso dell’iniziativa. Almeno 5.000 destinatari indiretti sensibilizzati ed informati in merito alle possibilità offerte dalla legge 112/16, con priorità a quelli maggiormente coinvolti dalla tematica.

Logo Ironmind
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Anffas Torino promuove Iron Mind, per avvicinare allo sport i ragazzi con disabilità

Iron Mind è un progetto dedicato ai minori con disabilità, per avvicinarli alla pratica di uno o più sport abbattendo le barriere mentali, economiche e logistiche. Realizzato dalla Marco Berry Onlus insieme a OSO (Ogni Sport Oltre) di Fondazione Vodafone Italia, ha l’obiettivo di sensibilizzare, anche attraverso eventi dedicati, sulla pratica sportiva per minori con disabilità e di monitorare e affiancare gli “atleti Iron Mind” in tutte le necessità che potranno incontrare (attrezzature, spostamenti, costi di iscrizione, ecc).

La medicina in più

Lo sport è uno strumento formidabile per la formazione della persona. Favorire e incentivare i minori con disabilità a fare sport, permetterebbe una crescita migliore con conseguente miglioramento di autostima, del benessere psicofisico e ampliamento delle opportunità di integrazione sociale.

Tutti gli sport

Iron Mind intende aumentare in questi bambini e ragazzi, ma anche nelle loro famiglie, la consapevolezza che possono avvicinarsi non solo ad unico sport ma a tutti.

L’offerta sportiva in Italia

Quale sport vuoi praticare e dove? Il progetto ha l’obiettivo di rendere accessibili a tutti le informazioni sull’offerta sportiva, favorendo l’incontro tra chi offre l’opportunità di praticare sport e le persone a cui il progetto è rivolto.

Obiettivi:

  • Avvicinare allo sport il maggior numero di ragazzini con disabilità;
  • Monitorare che scelgano e che continuino con l’attività sportiva;
  • Miglioramento del benessere psicofisico di minori con disabilità in età scolare;
  • Divulgazione e promozione della pratica sportiva paralimpica.

Azioni:

  • Recruiting di nuovi atleti Iron Mind;
  • Organizzazione di eventi di avvicinamento allo sport;
  • Monitoraggio e proseguimento dell’attività sportiva con continuità.

Iron Mind organizza un fitto calendario di appuntamenti, distribuito in tutto l’anno.

Gli eventi principali sono:

  • Iron Mind in Sisport – E’ uno dei main events di “Iron Mind”: due giornate di puro sport e divertimento, allegre, piene di energia. Nel periodo 2017-2019 la Marco Berry Onlus ha già organizzato 3 eventi presso la Sisport Mirafiori di Torino, in cui 20 atleti con disabilità hanno avuto la possibilità di provare fino a 8 sport.
  • Iron Mind Spin off Collegno – E’ il secondo appuntamento “Iron Mind” di due giornate di puro sport, organizzato con la collaborazione del Comune di Collegno. Una giornata, 4 sport, 4 associazioni sportive, con modalità analoga a quello in Sisport.
  • Iron Mind Winter Edition – A marzo sulla neve, solitamente Bardonecchia in collaborazione con Colomion e la Scuola Sci Nordovest per la pratica dello sci e dello snowboard NO LIMITS (con attrezzature e ausili).

Altre giornate di sport:

  • Basket in carrozzina – HB Torino Basket
  • Tennis tavolo – GASP Moncalieri
  • Boccia – Bocciabili Torino asd Sportento
  • Sledge Hockey – SportdiPiù
  • Scherma – ASD Lamerotanti
  • Canottaggio – Circolo Canottieri Armida
  • Arti marziali – Educadendo ASD
  • Arrampicata – Associazione ASD

Inoltre una corsia intera della piscina di Rivoli, una volta alla settimana, è completamente dedicata agli atleti Iron Mind. I ragazzi, in età compresa fra i 6 e i 17 anni, saranno affiancati da istruttori certificati dalla FINP.

Attività previste: corsi di acquaticità con prevalenza dell’attività ludica rispetto a quella sportiva; corsi di nuoto per imparare le principali nuotate che portino i ragazzi all’indipendenza di movimento nell’ambiente acquatico; azione di rinforzo muscolare e lavoro di preparazione pre-agonistica.

Copertina "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte"
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Consiglio letterario sull’autismo: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon

Consiglio letterario sull’autismo da parte di Anffas Torino: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon.

Quando scopre il cadavere di Wellington, il cane barbone della vicina, Christopher Boone capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. Perciò incomincia a scrivere un libro mettendo insieme gli indizi del caso dal suo punto di vista.

E il suo punto di vista è davvero speciale. Perché Christopher è autistico e ha un rapporto molto problematico con il mondo. Odia essere toccato, odia il giallo e il marrone, non mangia se cibi diversi vengono a contatto l’uno con l’altro, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso degli altri, non sorride mai. Adora la matematica e l’astronomia, e uno dei suoi pensieri preferiti è immaginare di essere l’ultimo uomo sopravvissuto sulla Terra, o l’unico marinaio a bordo di un sottomarino nelle profondità dell’oceano.

Scrivendo il suo libro giallo, e ripensando a romanzi come Il mastino dei Baskerville, Christopher inizia a far luce su un mistero ben più importante di quello del cane barbone. Come è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia troppe domande ai vicini? Per rispondere a queste domande dovrà intraprendere un viaggio iniziatico in treno e in metropolitana, in luoghi e situazioni che prima di allora avrebbe trovato intollerabili, approdando a una sorta di età adulta, orgoglioso di sapersi muovere nel mondo caotico e rumoroso degli altri.

Mark Haddon
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Giulio Einaudi Editore
pp. VI – 248
€ 16,00


La recensione di Erica Casale tratta dal sito www.iltascabile.com

“Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” esce nel 2003 a firma di Mark Haddon, diventa un caso editoriale e col tempo si trasforma in un long seller. Christopher, un quindicenne con la sindrome di Asperger, cerca di scoprire chi abbia ucciso il cane della vicina di casa, scombina la propria routine e finisce per scoperchiare una coltre di segreti famigliari. Lo stile è scorrevole e diretto e l’empatia col protagonista e narratore è immediata: Haddon riproduce lo schema di ragionamento, le difficoltà in cui incorre quando cerca di interpretare gli stimoli esterni, l’incapacità di mettere a fuoco le proprie emozioni e di stabilirne le cause.

Il romanzo inizia immediatamente con la scena promessa dal titolo; Christopher incappa nel cadavere del cane della vicina, sgozzato. Piange, urla, ha una crisi. La vicina chiama la polizia, la polizia non ha idea di come gestirlo e lo arresta. Il padre lo raggiunge alla stazione di polizia, visibilmente preoccupato – il figlio adolescente nelle mani della polizia, incapace di spiegarsi e di comportarsi correttamente. Quando tornano a casa, Christopher gli chiede se sia triste per la morte del cane:

Rimase a osservami a lungo, trattenendo il fiato. Poi biascicò: – Sì, Christopher, diciamo di sì. Sì, mettiamola così.Decisi di lasciarlo solo perché quando io sono triste voglio essere lasciato solo. Non dissi una parola. Andai in cucina, mi preparai l’aranciata e salii in camera mia.

Christopher non coglie quanto sia evasiva la risposta del padre, né quest’ultimo si preoccupa di nasconderglielo. Invece di cercare di tirargli su il morale offrendogli la sua compagnia, decide di defilarsi, in quello che per lui è un chiaro gesto di premura. Sa che una persona arrabbiata urla e che una persona triste piange, ma la sua capacità di interpretare le emozioni altrui non va molto oltre. Dà per scontato che il mondo interiore del padre somigli al suo. Incapace di leggere gli stimoli emotivi del mondo esterno, proietta il proprio funzionamento emotivo sugli altri.

Le sue giornate sono prevedibili e accuratamente pianificate. Le sue fissazioni riempiono i suoi pomeriggi altrimenti poveri di amici e interazioni. E tuttavia non si ha l’impressione che la sindrome abbia tolto tutto a Christopher. Adora i romanzi gialli e vuole scriverne uno. Gli piacciono gli indovinelli matematici, e vanta un’eccellente capacità di calcolo che lo fa rientrare nella categoria di savant. Se non sapessimo che soffre della sindrome di Asperger, lo troveremmo spesso crudele, perché appare del tutto ignaro e perfino ingrato rispetto ai sacrifici che vengono fatti per lui e all’affetto incondizionato del padre.

Christopher è egoista, perché le esigenze del mondo esterno non riescono a raggiungerlo. Non è incapace di sentire, quanto di elaborare quello che sente, ed è anche attraverso questo scollamento tra le difficoltà con cui Christopher si trova a confrontarsi e l’incapacità di riconoscerle come combustibile dei suoi stati d’animo, che Haddon riesce a raccontarci con efficacia il paradosso emotivo della vita di un autistico.

Orsacchiotto con siringa vaccino Covid-19
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Campagna Anffas nazionale: “Contro il Covid-19: IO MI VACCINO!”

L’attuale pandemia da Covid-19, tra le altre terribili conseguenze, ha costretto tutte le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo a cambiare la propria quotidianità. A causa dell’interruzione forzata dei servizi e delle strutture che se ne prendevano cura, nella maggior parte dei casi sono rimaste isolate in casa per mesi con il terrore, proprio e dei loro cari, di contagiari e di perdere la vita.

Salvaguardare la qualità di vita e di salute delle persone con disabilità

In questo contesto, la vaccinazione contro il Covid-19 rappresenta pertanto il principale strumento al momento disponibile che permetterà di salvaguardare la qualità di vita e di salute delle persone con disabilità. Così come quella dei loro familiari ed operatori che se ne prendono cura giorno per giorno.

Per questo motivo, preso atto di quanto scritto sopra, Anffas vuole impegnarsi affinché sia evidenziata l’importanza che la vaccinazione ha in primis per la vita stessa delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo ma anche per i loro familiari ed operatori che avendo un contatto stretto e quotidiano con le prime hanno bisogno anch’esse di essere tutelate.

Anffas ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale sul tema. Con la realizzazione di una apposita brochure da condividere e stampare. Con l’obiettivo di elevare la consapevolezza sulla necessità di vaccinare le persone con disabilità, i loro familiari ed operatori. Infatti la II fase della campagna di vaccinazione antiCovid-19, programmata per febbraio 2021, è destinata, appunto, alle persone con disabilità.

Contro il Covid-19: IO MI VACCINO!

Attraverso la campagna “Contro il Covid-19: IO MI VACCINO!” Anffas auspica così che vengano diramate al più presto apposite direttive, a livello nazionale. Per garantire che la vaccinazione possa avvenire con modalità certe ed omogenee sull’intero territorio nazionale. E che tengano conto delle esigenze delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo.

Nell’ambito di tale campagna, in data 28 gennaio, Anffas ha sottoscritto una dichiarazione congiunta con le OO.SS. firmatarie del vigente CCNL volta a sensibilizzare anche le lavoratrici ed i lavoratori Anffas a sottoporsi alla vaccinazione antiCovid-19. E, possedendo una particolare sensibilità ed agendo in coerenza con i principi e valori che ispirano il lavorare in Anffas, garantire la migliore qualità di vita possibile, la salute e la vita stessa delle persone con disabilità, dei familiari e dei propri colleghi. Oltre che concorrere in via generale al tentativo di estinguere la pandemia.

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