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Lo sport per tutti non si ferma. I canottieri piemontesi, in accordo con tante associazioni che si occupano di Special Olympics in Italia, propongono cinque video tutorial con esercizi da svolgere in casa accessibili a tutti: come costruire una palestra, esercizi di riscaldamento, attività isotonica e aerobica, allungamento e stretching.
Le lezioni sono tenute da Peppe Del Gaudio, presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Accademia del Remo e dello Sport. I video, che contengono lezioni e allenamenti completi, sono disponibili su Facebook all’indirizzo https://www.facebook.com/Canottaggio1888/
Video 1 – Come costruire una palestra in casa
Video 2 – Lezione di riscaldamento basic
Video 3 – Tutorial esercizi muscolari prima parte
Video 4 – Tutorial esercizi muscolari seconda parte
Video 5 – Stretching
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https://i0.wp.com/www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2020/04/video.jpg?fit=1117%2C687&ssl=16871117wp_1023644https://www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2018/06/ANFASS-SITO-BLU-1-300x138.pngwp_10236442020-04-20 12:49:352020-09-23 15:27:18Allenamenti per tutti in casa: cinque video tutorial
RICOMINCIARE, DA DOVE? RIFLESSIONI E PROSPETTIVE PER UNA RIPRESA ALL’INSEGNA DEI DIRITTI UMANI E DELLA QUALITÀ DI VITA PER LE PERSONE CON DISABILITÀ E PER LE LORO FAMIGLIE
Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas Onlus
Gli ultimi mesi ci hanno, in qualche modo, travolti, mettendo a dura prova le nostre capacità di resistenza, di resilienza, svelando in molti casi impietosamente le grandi fragilità e le grandi diseguaglianze presenti nel nostro sistema ed i loro potenziali effetti, realmente drammatici, sulla vita di noi tutti e in particolare su quella delle persone più vulnerabili, quelle già a maggior rischio di esclusione, segregazione, discriminazione, ancor prima che scoppiasse questa emergenza.
Il virus che ha colpito il mondo intero, costringendoci a rivedere pesantemente tutte le nostre abitudini di vita, sta lasciando in noi, persone con disabilità, famiglie, operatori del settore… pesanti ferite. Ci siamo scontrati con l’indifferenza delle Istituzioni, con la necessità di provvedere, praticamente da soli, a mettere il più possibile al sicuro le persone con disabilità ed i servizi che frequentano ed in cui in molti casi vivono, a supportare la famiglie, nella maggior parte dei casi lasciate completamente sole. A dover ricordare – letteralmente parlando – alle Istituzioni la nostra esistenza.
Ci siamo trovati, nostro malgrado, a doverci stringere attorno alle nostre famiglie in lutto per la perdita dei propri figli. Abbiamo assistito ad atti di vero e proprio “eroismo” da parte di operatori, di famiglie… pronti a fare grandi sacrifici e scelte difficili per tutelare la salute delle persone con disabilità, per metterle il più possibile al riparo da rischi che per loro possono assumere, ancor di più che per il resto della popolazione, tinte drammatiche. Abbiamo quindi anche riscoperto risorse, rimesso a posto priorità, scoperto nuovi modi di fare le cose e soprattutto scoperto la possibilità e la forza di restare vicini, nonostante le distanze fisiche.
L’emergenza che abbiamo vissuto ci ha appunto lasciato ferite profonde ed è probabile che ancora ce ne lasci, poiché siamo consapevoli che non è ancora terminata.
Al tempo stesso, oggi iniziamo a volgere il nostro sguardo al futuro, al domani, quando – non sappiamo ancora con certezza se tra settimane o giorni – le nostre vite gradualmente torneranno alla normalità, o a qualcosa che ci assomiglia, e saremo chiamati a tornare a svolgere le nostre attività fuori casa, a riaprire i servizi per le persone con disabilità, a trovare delle nuove modalità di “convivenza” con questa mutata situazione, almeno fino a che non sarà definitivamente dichiarata conclusa questa emergenza.
Ed è importante, quindi, provare ad interrogarsi su che cosa cambierà, domani.
Da che cosa ripartiremo? Cosa avremo imparato da tutta questa situazione? Quali “lezioni” potremo portare con noi, per rendere migliori le nostre vite e soprattutto per evitare che molte delle cose che ci sono successe si ripetano? A cosa possiamo ancorarci per assicurarci che le nostre vite, domani, siano migliori?
Per quanto riguarda il futuro dei servizi non vi è alcun dubbio che questa emergenza stia facendo risaltare tutte le carenze, i ritardi, gli errori del precedente sistema. Per questo sarebbe clamoroso non fare tesoro di questa, pur terribile, esperienza per ri-pensare il tutto o costruire un “nuovo sistema di welfare”.
Mettere realmente al centro le persone non può che diventare il nuovo imperativo.
È vero, da anni lo proclamiamo, lo richiediamo, più o meno convintamente. Al tempo stesso, oggi abbiamo avuto modo di “toccare con mano” cosa significhi non riuscire a traguardare questo obiettivo. Mettere al centro le persone significa adattare i servizi alle persone e non, come spesso è stato fino ad oggi, le persone ai servizi.
Occorrerà realmente costruire una “rete integrata di servizi” in grado di garantire, ad ogni singola persona, la concreta semplice ed agevole fruizione del proprio diritto ad avere i giusti e necessari sostegni personalizzati. Occorrerà davvero che il progetto individuale di vita, basato sugli obiettivi, interessi ed aspettative espressi dalla persona, divenga il cardine sul quale i fornitori di sostegni professionali, formali ed informali incentrino la propria opera. Allo stesso tempo, occorrerà realmente e con onestà fare i conti con gli esiti di tutto ciò che si mette in campo: sarà l’incidenza, sui diversi domini della qualità di vita delle singole persone, a rappresentare il principale indicatore di processo e di esito per verificare l’efficacia dei sostegni progettati ed erogati.
È probabilmente arrivato il momento affinché l’intero contesto e l’intera collettività predispongano e pongano in essere una autentica “rivoluzione copernicana” atta a garantire ad ogni singolo cittadino con disabilità pari opportunità rispetto alla generalità dei cittadini senza disabilità.
La partecipazione e l’inclusione sociale dovranno essere gli obiettivi da perseguire. L’esclusione, la segregazione, la discriminazione dovranno essere le condizioni da contrastare da tutti ed in tutti i modi. I diritti civili, umani e sociali dovranno rappresentare i paradigmi di riferimento nel pensare ed attuare politiche attive in favore delle persone con disabilità. Lo stigma sociale, i pregiudizi e la negazione dei diritti dovranno essere i nemici da combattere in tutti i modi ed in tutte le sedi.
La piena e concreta esigibilità dei diritti dovrà essere posta a base di una necessaria opera di semplificazione normativa a partire dal sistema di riconoscimento della condizione di disabilità. La valutazione multidimensionale e multiprofessionale dovrà accompagnare verso una rapida transizione dal superato modello pietistico/assistenziale/medico verso il modello biopsicosociale e basato sui diritti umani.
Occorrerà superare l’attuale diaspora tra il sistema sanitario-socio/sanitario-sociale-educativo e lavorativo, in favore di un nuovo sistema nel quale la persona viene considerata in una visione “olistica” dove a prescindere dal suo “funzionamento” le vengono garantiti, distinti per qualità, intensità e quantità i giusti e necessari sostegni in tutte le età ed in tutte le stagioni della vita. In tale contesto, analoga attenzione andrà posta nei confronti dei familiari e del caregiver che, a loro volta, vanno adeguatamente sostenuti ed aiutati.
L’autoderminazione e l’autorappresentanza dovranno essere considerati dei diritti individuali inviolabili
e garantiti nella massima misura possibile.
Le persone con disabilità non dovranno più essere considerate come pesi per la società, ma come risorse.
Per fare ciò occorrerà che già a partire dal percorso scolastico le stesse siamo inserite in un percorso formativo che abbia come sbocco, a medio periodo, il mercato del lavoro in attività produttive.
Inoltre si dovrà rivedere il sistema delle indennità e delle provvidenze per far sì che ogni persona con disabilità abbia una propria autonomia economica sufficiente a garantire una vita dignitosa ed indipendente il più possibile autodeterminata ed autogestita.
A tutte le persone con disabilità e non autosufficienti andranno, infine, sempre garantiti il rispetto della dignità intrinseca ed estrinseca ed il diritto a considerare il valore della propria vita al pari di tutta la restante popolazione umana.
Occorrerà contrastare ogni firma di marginalizzazione sociale.
Occorrerà che in tutti i contesti in cui la persona vive (in famiglia o in soluzioni alloggiative extra familiari) non si creino situazioni segreganti ed istituzionalizzanti.
In buona sostanza, occorrerà dare concreta attuazione a quanto previsto dal Secondo Programma Biennale di Azione del Governo. Ma bisogna farlo come grande progetto di cambiamento culturale di approccio alla disabilità ed alla non autosufficienza adeguandoci ai paradigmi della Convenzione ONU ed agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del pianeta e non come ennesimo atto formale o semplicemente estetico, che – come abbiamo visto – non è in grado di produrre i cambiamenti che sono necessari.
Tutto questo noi lo sapevamo già. Al tempo stesso abbiamo avuto modo di sperimentare proprio in queste settimane quanto ancora sia fragile questo paradigma e quali effetti, nefasti, possa produrre.
Abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle come serpeggi ancora, anche nei livelli istituzionali, un modello pronto a mettere rapidamente da parte dignità, diritti, perfino salute e sicurezza delle persone con disabilità, come se vi fosse alla base la convinzione che le loro vite, nel caso in cui occorre dare delle priorità, abbiano meno valore o siano più facilmente sacrificabili.
E non siamo più disposti a permettere che accada. A nessuno. Mai più.
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La circolare INPS n. 45/2020 ha fornito indicazioni precise in merito alla fruizione del congedo per emergenza COVID-19 e di permessi indennizzati previsti dalla Legge 104/1992, introdotti dal decreto “Cura Italia” del Governo.
La misura prevede, tra l’altro, l’estensione dei giorni di permesso previsti dalla Legge 104 per i lavoratori che assistono una persona con disabilità in situazione di gravità, non ricoverata a tempo pieno, e per i lavoratori a cui è riconosciuta una disabilità grave. Tali permessi sono incrementati di 12 giorni per i mesi di marzo e aprile 2020, per un totale di 18 giorni complessivi di permesso retribuito coperto da contribuzione figurativi (3 giorni marzo + 3 giorni aprile + 12 giorni D.L. n. 18/2020 = 18 giorni).
I giorni di permesso aggiuntivi spettano sia al lavoratore che assiste il familiare con disabilità che al lavoratore con disabilità. Chi assiste due persone, raddoppia il numero di giornate di permesso, che diventano quindi 24 giorni e vengono aggiunti a quelli a cui ha già diritto. Anche il lavoratore che fruisce dei permessi per sé e per assistere un familiare, secondo la circolare dell’INPS, può raddoppiare i giorni aggiuntivi (24 giorni). L’ammontare dei permessi retribuiti L. n. 104/92 è calcolato in base alla retribuzione effettivamente percepita.
L’estensione dei permessi retribuiti deve essere richiesta con modalità diverse, se il lavoratore abbia o meno un provvedimento di autorizzazione.
Il lavoratore che ha già un provvedimento di autorizzazione con validità comprensiva dei mesi di marzo e aprile, non deve presentare una nuova domanda. È già possibile godere delle predette ulteriori giornate e i datori di lavoro devono considerare validi i provvedimenti di autorizzazione già emessi.
Il lavoratore privo di provvedimento di autorizzazione in corso di validità deve presentare domanda secondo le modalità già in uso. Il provvedimento di autorizzazione che verrà emesso sarà considerato valido dal datore di lavoro ai fini della concessione del numero maggiorato di giorni.
I lavoratori dipendenti per i quali è previsto il pagamento diretto dell’indennità da parte dell’INPS (lavoratori agricoli e lavoratori dello spettacolo a tempo determinato), devono presentare una nuova domanda secondo le consuete modalità solo nel caso in cui non sia già stata presentata una istanza relativa ai mesi per cui è previsto l’incremento delle giornate fruibili.
Infine, i dipendenti pubblici, a differenza della generalità dei lavoratori dipendenti, non devono presentare la domanda all’INPS. Quest’ultima, infatti, deve essere presentata alla propria Amministrazione pubblica secondo le indicazioni fornite dalla stessa.
Musica, condivisione e solidarietà non si fermano di fronte a niente: neanche l’emergenza sanitaria e sociale dovuta al coronavirus e il conseguente obbligo di stare in casa hanno potuto contenere quell’ondata di passione e divertimento che si concentra nel “Blues per Janis”, concerto con più di 30 musicisti che si tiene due volte all’anno (siamo ormai alla XIV edizione) e abbina alla buona musica la raccolta fondi per Anffas Torino.
La data fissata per questa primavera era il 17 aprile: ovviamente il concerto non si potrà svolgere (l’appuntamento è rimandato, se sarà possibile, a novembre), ma gli amici musicisti e cantanti hanno deciso di confezionare un video collettivo, bellissimo, in cui suonano tutti insieme. Perché la musica abbatte le barriere, unisce le persone intorno alla bellezza, all’armonia e all’altruismo.
Ricordiamo che il “Blues per Janis” è organizzato in memoria di Janis Daprile, una ragazza di 33 anni solare, piena di vita e generosa, sempre pronta a sostenere gli altri. Amava la musica, come tutta la sua famiglia: sono proprio il padre e la madre di Janis a unire tanti musicisti che, attraverso la musica, trasformano la dolorosa perdita in un momento di condivisione.
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https://i0.wp.com/www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2020/04/janis-ok.jpg?fit=300%2C168&ssl=1168300wp_1023644https://www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2018/06/ANFASS-SITO-BLU-1-300x138.pngwp_10236442020-04-15 15:06:102020-09-28 09:49:38Blues per Janis non si ferma: Dear Mr. Fantasy suonata "a distanza"
Sala (virtuale) sold out, nonostante fossero stati aggiunti ulteriori 500 posti ai 500 inizialmente previsti, per la visione in streaming del film “Tutto ciò che voglio – Please Stand By”, scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo del 2 aprile. È stata un enorme successo la proiezione organizzata da cinemAutismo, la prima rassegna cinematografica dedicata all’autismo e alla sindrome di Asperger, che ha dovuto sospendere l’edizione XII a causa delle disposizioni governative messe in atto per contenere l’epidemia di Coronavirus ma ha deciso di proporre, in alternativa, la visione gratuita online di un film che parla di autismo con l’intento di continuare a diffondere una cultura di inclusione e conoscenza dell’altro.
La pellicola di Ben Lewin, una commedia on the road con Dakota Fanning, Toni Collette e Alice Eve, racconta la storia di Wendy, una ragazza autistica di San Francisco che lavora in un fast food e vive in una casa-famiglia, sperando di poter andare presto a vivere con la sorella. Appassionata di Star Trek, Wendy sta scrivendo una nuova sceneggiatura della saga per un concorso indetto dalla Paramount, ma, quando si rende conto che non c’è più tempo per spedirla nei tempi prescritti, decide di scappare alla volta di Los Angeles per consegnare a mano il dattiloscritto in una complicata corsa contro il tempo…
“Film molto, molto bello – commenta Angelo Faiella di Anffas Torino – che affronta, come già da qualche anno avviene negli USA, il tema dell’autismo ad alto funzionamento con precisione e puntualità. C’è una grande maestria nel trasmettere, senza bisogno di spiegarla, la dispercettività sensoriale della protagonista che, rimasta senza il suo I-pod a causa di un furto, si ritrova catapultata, senza più filtri, in un mondo di suoni e rumori assordanti. Viene ben rappresentata, per esempio, la sua necessità di annotare le cose sull’inseparabile taccuino per poterle comprendere a pieno. Wendy, che viene definita “un genio” da chi la vede solo in un contesto strutturato e abituale, non riesce a far capire quanto per lei sia importante partecipare al concorso, anche perché chi dovrebbe ascoltarla non lo fa con la dovuta attenzione. Ma il concorso è solo un mezzo, lei vuole solo essere accettata, riavvicinarsi alla sorella e avere il permesso di prendere in braccio il nipotino, come una qualunque zia neurotipica. Nel film c’è un’altra contrapposizione importante che emerge tra chi non (ri)conosce la disabilità e chi invece sì: i primi fanno dei danni enormi mentre i secondi aiutano. Questo è un manifesto bellissimo sull’importanza della sensibilizzazione, conoscere vuol dire comprendere ed accettare”.
“La scena più bella del film – conclude Faiella -, che ai più sarà sfuggita per il suo significato, è quando la protagonista sfrutta la neurotipicità del suo interlocutore per fregarlo. Gli chiede: “Tu sai chi sono io?” e l’altro lo interpreta come un avvertimento, una minaccia. Invece si tratta della richiesta, tutta autistica, di una precisa informazione: se l’addetto alla sicurezza non sa chi è lei, non potrà recuperare e scartare il pacco che lei sta per mettere nella buca insieme agli altri. Questa chicca è geniale!”
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https://i0.wp.com/www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2020/04/film-ok.jpg?fit=267%2C189&ssl=1189267wp_1023644https://www.anffastorino.it/wp-content/uploads/2018/06/ANFASS-SITO-BLU-1-300x138.pngwp_10236442020-04-15 12:37:532020-09-23 15:10:40CinemAutismo, sala virtuale sold out per il bellissimo “Please Stand By”
Anffas Torino rimane vicina ai suoi associati, alle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e alle loro famiglie, anche e soprattutto in questo difficile periodo di emergenza sanitaria e sociale dovuto al coronavirus.
Oltre al servizio telefonico di ricezione delle richieste tramite gli uffici di via Bossi 24, già messo in atto al numero 011-3810723, al quale si può sempre chiamare per una risposta immediata o per essere richiamati, abbiamo voluto contattare noi le nostre famiglie per sapere come stiano, quali difficoltà incontrino, di quali supporti abbiano bisogno.
Dalla scorsa settimana infatti le nostre persone del servizio S.A.I.? (Servizio Accoglienza ed Informazione) stanno chiamando al telefono le nostre famiglie, sia quelle associate ma anche quelle che non lo hanno ancora fatto, per mantenere un contatto attivo, ascoltare quanto hanno da dirci e fornire loro le informazioni di cui necessitino sia al riguardo dei diritti esigibili in base alle normative messe in atto sia rispetto a problematiche di vita quotidiana e offrendo loro tutto il supporto necessario.
Non si è mai interrotto, seppur a distanza, il contatto con le famiglie delle persone che frequentano i nostri centri diurni e il residenziale di via De Santis e di via Fiesole, mantenuto dal nostro coordinatore e dagli operatori perché le problematiche e le esigenze di ciascuno le conosciamo bene. Questa emergenza ha messo in evidenza le enormi difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare in assenza di quel sostegno morale e psicologico – oltre che pratico – dato anche dal poter alleggerire un po’ il carico che si trovano a dover sostenere ogni giorno.
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Dopo il brusco stop causato dal lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, sono ripresi (nelle condizioni di massima sicurezza e nel pieno rispetto delle normative sanitarie vigenti) i lavori di ristrutturazione del Centro Diurno Abilitativo, in via Nizza 151 a Torino, che ospiterà la fase definitiva del progetto Circle Life, sono terminate le demolizioni e sono in fase di ridefinizione gli spazi.
Ricordiamo che CircLe Life, a pieno regime, si pone l’ambizioso obiettivo di valorizzare le abilità delle persone con DSA ed a seguirne la vita a 360 gradi, dalla diagnosi e dagli interventi precoci nei primi anni di vita fino al cosiddetto “dopo di noi”, creando ad hoc un progetto di vita autonomo e indipendente conforme alle capacità e alle aspettative del singolo.
In particolare il progetto si basa sul Centro Diurno Abilitativo, un luogo che ricerchi, valorizzi e poi stabilizzi le abilità della singola persona per arrivare alla massima autonomia ed equilibrio possibili che si traducano nella massima qualità della vita.
Proprio per non vanificare il lavoro fin qui fatto con le 10 persone con autismo che hanno già iniziato i percorsi di autonomia (saranno 20 nella fase definitiva), insieme ai lavori di ristrutturazione sono ricominciate anche alcune attività.
Seppur a distanza, in modalità on line, sono ricominciati gli incontri tra gli educatori e i ragazzi, singoli o in piccoli gruppi, con almeno due appuntamenti a settimana. Alcuni processi formativi possono essere sviluppati anche a distanza, in particolare l’utilizzo dell’informatica e di internet possono essere importanti supporti nei percorsi di autonomia. A mano amano si stanno valutando tutte le attività gestibili a distanza, modificandole e adattandole, per quanto è possibile, ma soprattutto è fondamentale mantenere il contatto, per non vanificare tutto il lavoro fatto sin qui.
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“L’esperienza italiana offre importanti spunti di riflessione per ottimizzare l’intervento in fase di emergenza e pianificare le strategie per le future fasi della pandemia. L’inseguimento delle gravi conseguenze di COVID-19 nell’elevato numero di soggetti contagiati richiede di essere contemporaneamente affiancato da efficaci strategie di previsione e prevenzione dell’ulteriore diffusione della pandemia. Quest’ultima richiede una gestione sul territorio, risparmiando i presidi ospedalieri dal contagio ed evitando che diventino essi stessi amplificatori della diffusione. Oltre agli anziani e alle persone con preesistenti situazioni di stress metabolico, i soggetti con disabilità intellettiva e disordini del neurosviluppo costituiscono una popolazione a rischio, come confermano le segnalazioni che giungono dalle Residenze Sanitarie per Disabili (RSD) e dai familiari”.
Questo uno stralcio della lettera firmata da UNITI PER L’AUTISMO, dall’Associazione Nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (Anfass), dall’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (ANGSA) e dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
Un appello per sensibilizzare sulla difficile situazione che si sta registrando in questo periodo di emergenza sanitaria nelle strutture residenziali che ospitano persone con disabilità, per le quali ammalarsi di Covid-19 può aggravare pesantemente il loro stato di salute.
Per spegnere i focolai già presenti nelle RSD e per prevenirli nelle strutture al momento risparmiate, i firmatari della lettera propongono un modello di sorveglianza attiva, sull’esempio di quanto fatto a Vo’ Euganeo, piccolo comune in provincia di Padova. In particolare, il modello prevede:
1. esecuzione di tampone nasofaringeo e orofaringeo a tutti gli ospiti e operatori delle strutture, con periodica rivalutazione;
2. immediato isolamento delle persone risultate positive, indipendentemente dalla sintomatologia, con allontanamento immediato di operatori positivi e trasferimento degli ospiti positivi in settori o strutture dedicati;
3. allestimento di strutture o settori di isolamento per gli ospiti positivi – asintomatici e sintomatici – con efficaci zone filtro, mediante riorganizzazione degli spazi interni delle residenze (es. padiglioni dedicati) o utilizzo di altre strutture messe a disposizione da AST o Comune di appartenenza;
4. per gli ospiti sintomatici, strumenti diagnostici e protocolli approvati e aggiornati per l’assistenza domiciliare e ospedaliera non intensiva, possibilmente in collaborazione con le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA);
5. adeguamento del personale in forza nelle RSD, attraverso l’attivazione di bandi per richiamare personale volontario, incentivato a fornire la propria collaborazione.
“Ciò che finora abbiamo capito della pandemia consente di razionalizzare l’assistenza sanitaria nelle RSD, evitando il perseverare di strategie non coerenti con l’evidenza scientifica. Con un modello di sorveglianza attiva rivolto alle persone più fragili, l’Italia potrebbe essere di esempio per i Paesi che stanno dimostrando scelte in direzione opposta”, dichiara Cristina Panisi, pediatra del Comitato Scientifico SIMA e del Comitato UNITI PER L’AUTISMO.
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Oggi, 28 marzo 2020, è il compleanno di Anffas, che compie 62 anni, e anche la XIII Giornata Nazionale della Disabilità Intellettiva e Disturbi del Neurosviluppo: un appuntamento importante per Anffas Tutta e per le migliaia di persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, e loro famiglie, in tutta Italia.
Oggi, però, per la prima volta nei suoi 62 anni di vita, Anffas si troverà nell’impossibilità di festeggiare il proprio compleanno a causa dell’emergenza Coronavirus.
La consueta formula dell’“Open Day – porte aperte all’inclusione sociale”, collegata al compleanno di Anffas ed alla connessa Giornata nazionale di sensibilizzazione sui temi legati alle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e loro familiari, si scontra, inevitabilmente, con le restrizioni connesse all’emergenza stessa e diviene anche quasi del tutto impraticabile la prevista campagna di sostegno da parte delle rete Rai che comunque ringraziamo per la disponibilità e per quanto sono comunque riusciti a fare nella situazione
data.
Anche in questo complesso e difficile momento, però, Anffas non vuole rinunciare a far arrivare un pensiero di affetto e vicinanza a tutte le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, ai loro familiari – che siano o meno associati ad Anffas – e a tutti gli operatori che, con impegno e dedizione, se ne prendono cura e carico.
Anffas, inoltre, cogliendo questa occasione, vuole anche rivolgersi alle Istituzioni ed alla collettività tutta facendo un accorato appello affinché vi sia la giusta e necessaria attenzione per le nostre persone e per le nostre famiglie e per gli operatori che stanno vivendo, in questi giorni, ulteriori ed inenarrabili disagi, spesso senza ricevere adeguati sostegni, servizi e dispositivi di sicurezza, con grave rischio per la loro salute e per la stessa sopravvivenza.
Noi da soli non possiamo farcela e non vorremmo che alla fine di tutta questa grave situazione a non avercela fatta fossero, in gran parte, proprio le nostre persone e le nostre famiglie. Non lasciateci soli! Nessuno deve restare indietro! Solo in questo modo il prossimo 28 marzo 2021 potremo ritornare, tutti, a festeggiare. Le persone con disabilità, i loro familiari, gli operatori, Anffas tutta ve ne sono già da oggi eternamente grati.
Roberto Speziale Presidente Nazionale Anffas
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Riportiamo il comunicato stampa diffuso da Anffas, a firma del presidente nazionale Roberto Speziale per il Consiglio direttivo nazionale e per l’unità di crisi “Emergenza Coronavirus”
È EMERGENZA NEI CENTRI RESIDENZIALI: “SONO BOMBE AD OROLOGERIA PRONTE A SCOPPIARE” NECESSARIO SUBITO UN INTERVENTO MIRATO
Dobbiamo cambiare strategia: non basta solo proteggere dall’esterno chi vive in una struttura residenziale,
occorre aiutare le persone con disabilità e le famiglie rimaste sole
Bisogna individuare i contagiati, gli asintomatici ed i negativi, garantendo la possibilità di effettuare tamponi per tutti gli utenti e operatori delle strutture residenziali.
Bisogna isolare e distanziare il più possibile le persone anche all’interno delle strutture, anche ricorrendo all’utilizzo di sedi diverse.
Bisogna assicurare alle persone con disabilità i cui genitori siano ricoverati o siano venuti meno a causa del Coronavirus immediata presa in carico.
Bisogna assicurare, con urgenza, ai genitori, specie anziani, supporti domiciliari per gestire i figli con contagio da Coronavirus o che non siano gestibili in famiglia.
Bisogna tutelare, in tutti i modi, la salute degli operatori che stanno dimostrando sul campo il loro valore e senza i quali le persone con disabilità, specie se rare e complesse, rischiano di restare prive anche del minimo supporto vitale.
L’onda lunga del contagio, altrimenti, diventerà lunghissima e si assisterà alla “decimazione” delle persone più fragili che vivono in strutture residenziali, unitamente ad analogo rischio per gli operatori.
“I centri residenziali sono delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte a scoppiare, è una situazione a dir poco esplosiva che nessuno sta cercando di risolvere, lasciando così in balìa dell’emergenza sanitaria in corso le persone con disabilità, le famiglie e gli operatori”. Così Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas, parla a nome e per conto delle decine di migliaia di persone con disabilità di famiglie e di operatori, della condizione in cui versano le nostre persone e le nostre famiglie nonché le strutture residenziali nelle quali in Italia vivono centinaia di migliaia di persone con disabilità ed anziani non autosufficienti. Tali strutture vanno equiparate, ai fini dell’emergenza “Coronavirus”, alle strutture sanitarie e vanno gestite con pari attenzione e modalità, fornendo loro, nell’immediato tutto l’aiuto di cui necessitano e priorità nella fornitura di dispositivi di sicurezza, materiale e personale.
“Dalle nostre persone con disabilità e dalle nostre famiglie ci giunge, altresì, un disperato appello relativamente alla urgente necessità di avere adeguati supporti domiciliari. Si sono, infatti, già verificati casi in cui i genitori sono venuti meno ed i figli con disabilità sono rimasti soli in casa, con minimi supporti da parte dei Comuni, o casi in cui genitori anziani si sono ammalati e i cui figli con disabilità sono di difficile gestione. Ed ancora quando sono le stesse persone con disabilità a risultare positive e non in grado di mettere in atto le misure di distanziamento o di utilizzo dei dispositivi atti a prevenire il contagio. Anche per gli Enti Locali si sta rivelando problematico trovare personale disponibile ed idoneo a garantirne l’assistenza”.
“I nostri appelli, fino ad oggi, sono caduti nel vuoto, mentre non è più procrastinabile iniziare a fornire strumenti come kit di protezione e ad effettuare tamponi per capire chi sono i contagiati e gli asintomatici, così da poterli isolare dagli altri ed evitare il protrarsi dei contagi che, nel caso dei centri residenziali, non solo sono più rapidi ma sono anche più aggressivi”.
Per fortuna abbiamo anche notizia che su alcuni specifici territori le istituzioni pubbliche preposte stanno garantendo un comportamento collaborativo e di attenzione alle nostre istanze e questo sta consentendo di gestire al meglio anche situazioni assai complicate.
“Sin dall’inizio della diffusione del COVID-19, quando doveva essere ancora dichiarata la pandemia da parte dell’OMS, Anffas ha chiesto agli organismi preposti azioni mirate per tutelare le persone con disabilità, le loro famiglie e gli operatori, come indicato anche dalla Nazioni Unite nell’apposita convenzione che riguarda le persone con disabilità ma anche perché grazie alla propria ultra 60ennale esperienza sul campo aveva, sin da subito, compreso i gravi rischi che una simile emergenza sanitaria avrebbe potuto comportare proprio per le persone più fragili di cui Anffas si prende cura e carico. Ma ciò nonostante si sta perdendo tempo prezioso e ci stiamo avviando ad un vero e proprio punto di non ritorno”.
Anche la situazione delle famiglie al cui interno vivono persone con gravi disabilità o non autosufficienti, specie quelle con seri problemi comportamentali, sono letteralmente allo stremo e necessitano di urgenti ed adeguati supporti domiciliari o alternativi.
Sarebbe inoltre opportuno che, almeno per persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, dietro prescrizione medica, fosse prevista una deroga alle attuali regole sul divieto di uscire dalle proprie abitazioni, chiarendo che viene consentito di poter fare delle brevi uscite giornaliere, sempre rispettando, per quanto possibile, tutte le previste prescrizioni. Appare assurdo che questa soluzione, in questo momento, sia consentita ai proprietari di cani e non a familiari di persone con gravi disabilità!
“Dal canto nostro stiamo facendo il possibile – prosegue il presidente – Anffas Nazionale ha attivato una Unità di Crisi, composta da oltre 30 esperti operanti nelle Anffas di tutta Italia che si sono offerti volontariamente di farne parte. L’Unità di Crisi, unitamente al personale della sede nazionale, lavora con modalità a distanza, praticamente in maniera continua per supportare tutte le persone con disabilità ed i loro familiari e non lasciare solo o indietro nessuno. Con specifico riferimento alle disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo ed alle loro famiglie, ma non solo, vengono costantemente fornite indicazioni e viene prodotto materiale utile ad affrontare, questa situazione da ogni punto di vista – normativo, sanitario, psicologico, scritto anche in linguaggio facile da leggere per aiutare le stesse persone con disabilità a comprendere la situazione e gestirla al meglio – materiale che abbiamo reso disponibile sul sito www.anffas.net in una sezione dedicata e che, aggiornandolo costantemente, diffondiamo tramite tutti i canali social. Siamo, inoltre in contatto costante con tutte le nostre strutture associative sul territorio per cercare di supportare al meglio loro, le persone con disabilità, le famiglie e gli operatori che sono sempre in prima linea e attraverso le reti Fish e Forum seguiamo l’evoluzione normativa e forniamo a nostra volta il massimo supporto possibile elaborando proposte e contributi”.
Conclude Speziale: “Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che anche le nostre istituzioni stanno affrontando e ne comprendiamo, riconosciamo e supportiamo gli enormi sforzi fin qui posti in essere. Ma ora serve un piano di intervento mirato che si occupi in modo più stringente anche delle persone con disabilità delle loro famiglie a 360 gradi: diamo piena disponibilità a collaborare con le autorità competenti per fornire supporto in questo senso, ma è assolutamente necessario ed urgente attivare delle misure e dei protocolli ad hoc per gestire la situazione di grave emergenza, a partire dai centri residenziali, perché non è ammissibile che un paese civile lasci indietro una parte della sua popolazione in un’emergenza come quella che stiamo vivendo oggi”.
Non vorremmo che alla fine “sarà andata bene” solo per alcuni, mentre per le persone anziane, per le persone con disabilità e/o non autosufficienti e per molti loro operatori, non sarà andata per nulla bene!
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