Copertina Fiori per Algernon
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Fantascienza e disabilità nel racconto “Fiori per Algernon”

Fantascienza e disabilità sono i cardini di “Fiori per Algernon (Flowers for Algernon)”, racconto scritto nel 1959 da Daniel Keyes, vincitore del premio Hugo per il miglior racconto breve nel 1960, poi ampliato in un romanzo che vinse il Premio Nebula. È considerato un classico della letteratura in lingua inglese del XX secolo e uno dei più bei racconti di fantascienza di sempre. Ha avuto numerosi adattamenti, per televisione, teatro, radio, inoltre l’adattamento cinematografico “I due mondi di Charly” ha ottenuto l’Oscar al miglior attore nel 1969. Il racconto è stato tradotto in italiano per la prima volta nel 1959 nell’antologia Le meraviglie del possibile (curata, per inciso, da Fruttero e Lucentini), il romanzo è stato tradotto nel 1967.

Racconto

Charlie Gordon, un inserviente con disabilità mentale, ha il compito di lavare il pavimento in una fabbrica. È cosciente di non essere intelligente quanto gli altri ma sogna di diventarlo, così, quando la sua insegnante Alice Kinnian gli parla di un procedimento sperimentale per aumentare l’intelligenza, decide di provarlo. Diventa così la prima cavia umana dell’operazione ideata dai professori Nemur e Strauss, che hanno già triplicato l’intelligenza di un topo di nome Algernon.

Charlie diventa sempre più intelligente: batte Algernon nella soluzione dei labirinti (mentre all’inizio era sempre il topo a vincere), prende per un po’ lezioni private da Alice – con cui allaccia un’amicizia – ma alla fine supera la maestra, e persino i professori che l’hanno operato, diventando un genio. Non tutti gli aspetti della sua vita, però, cambiano in meglio: Charlie si rende conto con dolore che era stato preso in giro per la sua stupidità dai suoi compagni di lavoro, mentre questi, spaventati dal suo misterioso cambiamento, firmano una petizione per farlo licenziare. Quando Charlie, con orrore, scopre altre persone ridere di un garzone ritardato – come i suoi vecchi compagni facevano con lui – lo difende ad alta voce, trovando uno scopo nella vita: aiutare chi è affetto da disabilità mentale.

Improvvisamente, però, l’intelligenza di Algernon comincia a mostrare segni di declino, quindi il topo muore. Svolgendo delle ricerche personalmente, Charlie scopre che gli effetti dell’operazione sono temporanei. E di lì a poco inizia a perdere le sue capacità intellettuali, cadendo in depressione. Ritrova il lavoro alla fabbrica, dove, conoscendo la sua storia, i suoi amici ora lo rispettano. Ma un giorno, dimenticandosi di tutto ciò che è successo, torna alla scuola per ritardati. Alice, vedendolo, scoppia a piangere. Charlie decide di andarsene per non darle più simili dispiaceri. E nella postilla della lettera d’addio (ormai di nuovo completamente sgrammaticata) chiede che qualcuno metta ogni tanto dei fiori sulla tomba di Algernon, nel suo cortile.

Romanzo

Il romanzo del 1966 ha essenzialmente la stessa trama del racconto. Con delle modifiche minori (ad esempio Charlie lava i pavimenti in una panetteria anziché in una fabbrica) ed alcune aggiunte.

Attraverso flashback ci viene presentata la famiglia di Charlie. Una madre violenta e ossessionata dalla “diversità” di suo figlio. Un padre rassegnato che alla fine lo porta via da casa per sottrarlo alla collera della moglie. Una sorella minore che lo detesta perché il fratello le complica la vita. Charlie inizia una relazione sentimentale con Alice, che rischia di naufragare quando, a causa del suo intelletto superiore, tutti i suoi interessi sono oltre la comprensione di lei.

Un altro periodo in cui il loro amore è a rischio è quando Charlie sta perdendo l’intelligenza. È preda di frequenti sbalzi d’umore, rabbia e depressione. Quando Charlie torna alle sue condizioni iniziali, la loro storia è ormai finita. Ad un certo punto, mentre è un genio, Charlie scappa per allontanarsi dall’influenza dei professori Strauss e Nemur, portando con sé Algernon. Fa conoscenza con un’artista chiamata Fay, sua vicina di casa nell’appartamento in cui si stabilisce. E allaccia con essa una breve relazione. Quando la mente di Algernon inizia a regredire, comunque, Charlie riprende il contatto con i professori – per capire cosa sta accadendo al topo – e con Alice.

Stile di scrittura e temi

La storia è narrata in prima persona da Charlie nei suoi diari. Così che il lettore possa rendersi conto dei cambiamenti che il protagonista attraversa nel corso della vicenda. I primi resoconti sono pieni di errori di grammatica ed esprimono una visione del mondo molto ingenua. Così il lettore capisce molto più di quanto non comprenda lo stesso narratore. Charlie, ad esempio, scrive di non capire perché i suoi compagni dicano “Non fare il Charlie Gordon” a chi fa qualcosa di stupido. Via via la grammatica e la comprensione del mondo di Charlie migliorano, per poi regredire allo stato iniziale alla fine della storia.

Al di là dell’idea fantascientifica di base, Fiori per Algernon tocca molti temi riguardanti il ruolo dell’intelligenza e della cultura nella vita. Uno dei temi più importanti – specialmente nel romanzo – è la posizione delle persone con ritardo mentale nella società. Il loro inserimento e la discriminazione cui sono soggetti. Una condizione di cui Charlie fa esperienza da entrambi i lati della barricata. Sempre nel romanzo, Charlie nota con irritazione di essere talvolta trattato come la cavia di un esperimento anziché come un essere umano. Che gli uomini vengano considerati solo come dati di un esperimento, senza riguardo per la loro dignità di persone, è uno dei rischi delle scienze umane moderne.

Altri consigli letterari

“Mio fratello rincorre i dinosauri. Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più”: clicca qui.

“Noi due siamo uno” di Matteo Spicuglia: clicca qui.

 

Locandina Assemblea Nazionale Anffas 2021
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Assemblea Anffas nazionale venerdì 11 e sabato 12 giugno su Zoom e Facebook

Si svolgerà in due giornate l’assemblea nazionale delle associazioni socie Anffas 2021: l’appuntamento è infatti fissato per venerdì 11 e sabato 12 giugno e, per ovvi motivi legati alla pandemia ancora in corso e come accaduto già lo scorso anno, sarà in modalità online, tramite piattaforma Zoom. Novità di quest’anno è la diretta Facebook che sarà possibile seguire tramite la pagina Anffas Onlus Nazionale @AnffasOnlus.naz.

Nello specifico, infatti, venerdì 11 i lavori assembleari e la diretta Facebook inizieranno alle 17 e si chiuderanno alle 20. La giornata di sabato 12 prevede lo svolgimento dei lavori dalle 9.30 alle 13 e dalle 14 alle 17.30. Diretta Facebook prevista dalle 9.30 alle 16 (esclusa l’ora di pausa fissata dalle 13 alle 14) per consentire dalle 16 in poi lo svolgimento di una sessione esclusivamente interna alla rete associativa che concerne l’esame e l’approvazione del rendiconto associativo.

Focus sul Codice di qualità e autocontrollo

Di particolare rilevanza sarà nel pomeriggio del venerdì il focus sul Codice di qualità e autocontrollo – documento che ricordiamo essere nato a seguito della Riforma del terzo settore e che contiene “l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità delle organizzazioni di terzo settore nei confronti di tutti gli stakeholder e dell’interesse generale” – e la presentazione in anteprima della bozza del “Codice di qualità e autocontrollo – Orientamenti e principi etico-valoriali a base della comune linea associativa Anffas”, documento a cura del Comitato tecnico scientifico di Anffas Nazionale.

Roberto Speziale

“Il Codice di qualità e autocontrollo è un elemento fondamentale in questo passaggio epocale che tutto il terzo settore sta vivendo con la riforma – dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas  – è un tassello della nuova strada che il terzo settore è chiamato a intraprendere ed è anche simbolo di trasparenza, democrazia interna, del rapporto tra associazione e soci e della misurazione dell’impatto e delle attività in genere”.

“Con il Codice – continua il presidente – parliamo di una vera e propria rivoluzione culturale e organizzativa che accompagna tutto il processo evolutivo, organizzativo e professionale della rete. È un documento quindi che diventa determinante nell’approccio futuro alla partecipazione. Non solo della e nella rete Anffas ma anche nell’ambito complessivo del Terzo Settore. Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di dedicargli uno spazio ad hoc durante la nostra assemblea. Così da rendere tutti partecipi di quanto si è fatto e di quanto si deve ancora realizzare”.

Gli interventi di venerdì

Sarà proprio il presidente Speziale ad aprire i lavori dell’11 giugno con un’introduzione sul tema del Codice di qualità e autocontrollo. Intervento a cui seguirà quello di Claudia Fiaschi, portavoce nazionale del Forum Terzo Settore (cui Anffas aderisce). Illustrerà ai partecipanti le linee guida del Forum del Terzo Settore su Codice di qualità e autocontrollo elaborate dal Forum con l’obiettivo di essere utilizzate dagli ETS interessati al fine di redigere un proprio documento di qualità ed autocontrollo.

Si passerà poi alla presentazione – con il dott. Michele Imperiali, presidente del Comitato tecnico scientifico di Anffas – della bozza del Codice di qualità e autocontrollo di Anffas Nazionale, frutto del lavoro di mesi del Comitato tecnico scientifico stesso e si passerà successivamente al dibattito sull’argomento.

Gli interventi di sabato

Chiusa la giornata di venerdì con il focus sul Codice, la giornata di sabato 12 vedrà  un programma molto ricco che inizierà con gli interventi della presidente di Anffas Tigullio Est, Egle Folgori, e della dott.ssa Emanuela Bertini, direttore generale di Anffas Nazionale, che porteranno all’attenzione dei partecipanti tutto quello che il 2020 ha rappresentato per Anffas tutta: dolore, perdite, ma anche sostegno reciproco, solidarietà e caparbietà nell’affrontare la pandemia e ciò che ne è derivato.

Successivamente ci saranno degli interventi più tecnici aventi come tema la Riforma del terzo settore e la nuova configurazione di Anffas in relazione a questa, con il presidente Speziale, e del Piano nazionale di ripresa e resilienza in relazione alla disabilità con l’avv. Gianfranco de Robertis, consulente legale di Anffas Nazionale, temi strettamente legati all’attualità e alle disposizioni legislative più recenti inerenti i topic di cui sopra.

Fondazione Nazionale Anffas Durante e Dopo di Noi

Seguiranno poi le relazioni di attività e programmi della Fondazione Nazionale Anffas Durante e Dopo di Noi – www.fondazionenazionaleanffas.it – e del Consorzio La Rosa Blu. Rispettivamente con gli interventi di Emilio Rota, presidente della Fondazione Nazionale Anffas Durante e Dopo di Noi. E di Giandario Storace e del dott. Antonio Caserta, presidente e direttore generale del Consorzio.

Anffas giovani nel terzo settore

Chiuderà la sessione pubblica dell’assemblea la presentazione del progetto “Anffas giovani nel terzo settore”. Innovativo progetto di Anffas Nazionale che ha l’obiettivo di coinvolgere i giovani, con e senza disabilità, sia nella vita associativa, in particolare in iniziative volte a promuovere e garantire i diritti umani, civili e sociali delle persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo, sia all’interno dei servizi che l’associazione gestisce – con Alessandro Parisi, referente del progetto.

A partire dalle 16, infatti, non ci sarà più la diretta Facebook per consentire l’esame e l’approvazione del rendiconto associativo. Successivamente a tale momento ed al dibattito interno, i lavori si chiuderanno.

Programma completo

Per conoscere il programma nel dettaglio è possibile consultare la brochure qui disponibile. Gli atti dell’assemblea saranno resi disponibili su questo sito a seguito del termine dell’assemblea.

Si ricorda che è possibile assistere alle sessioni pubbliche dell’assemblea nazionale. Come? Visitando la pagina Facebook ufficiale di Anffas Nazionale (@AnffasOnlus.naz) e seguire i lavori in diretta

Disegno stilizzato disabilità

Guida alla buona inclusione scolastica degli studenti con disabilità, in questo momento di transizione

La Legge 104/92 (cosiddetta “Legge-quadro sull’handicap”) e il Decreto Legislativo 66/17 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107) prevedono che i Dirigenti Scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, già alla fine dell’anno scolastico in corso, assolvano ad alcuni adempimenti necessari a garantire l’inclusione scolastica. Sia per gli alunni e le alunne con disabilità che hanno già intrapreso il percorso scolastico. Sia per quelli e quelle che lo devono intraprendere, i cosiddetti “nuovi casi”. Comprendenti cioè le nuove iscrizioni di persone con disabilità. O quelle di studenti già iscritti/e che però abbiano ottenuto per la prima volta la certificazione di handicap in un memento successivo all’iscrizione.

Verifica degli studenti con disabilità presenti

Tali adempimenti hanno una tempistica ben precisa. Ad esempio, la verifica finale per gli alunni e le alunne con disabilità che già frequentano la scuola. E la proposta di quantificazione dei sostegni da attivare per questi/e e per i nuovi casi in vista del prossimo anno scolastico va fatta entro il prossimo 30 giugno.

Nuovi modelli di PEI

Va ricordato inoltre che con il Decreto Interministeriale 182/20 sono stati ufficialmente adottati i nuovi modelli di PEI (Piani Educativi Individualizzati), da utilizzare uniformemente su tutto il territorio nazionale.

Una guida alla buona inclusione scolastica degli studenti con disabilità

Per non perdere la bussola, l’Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in collaborazione con il Centro Studi Giuridici HandyLex.org della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha curato l’ampio approfondimento intitolato Una guida alla buona inclusione scolastica. Ne suggeriamo senz’altro la consultazione (a questo link).

In particolare la guida approfondisce i seguenti aspetti:

  • il PEI dei singoli alunni con disabilità per l’anno scolastico 2021/2022 e la scadenza del 30 giugno 2021;
  • elaborazione e approvazione delle indicazioni per “i casi già in carico” e del “PEI provvisorio per i nuovi casi” in vista dell’anno scolastico 2021/2022;
  • quantificazione dei sostegni;
  • verbalizzazione del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), firma e accesso alla documentazione da parte della famiglia;
  • richiesta delle misure di sostegno didattico e non didattico da parte del Dirigente Scolastico;
  • avvio anno scolastico 2021/2022 con la presenza delle figure ritenute necessarie in base al PEI provvisorio e primo periodo di osservazione;
  • elaborazione del PEI definitivo entro il 31 ottobre con integrazioni ed eventuali modifiche.

«Nella consapevolezza che ci si trovi oggi a gestire un passaggio importante nel contesto della scuola italiana – si scrive nella Premessa al documento -, che, al di là delle criticità ancora presenti, deve essere messo in pratica correttamente e nel rispetto dei termini e delle prescrizioni date, si desidera contribuire con ogni mezzo per aiutare il mondo della scuola, le famiglie e tutti coloro che a vario titolo sono deputati a garantire quanto di propria competenza in questo particolare momento di transizione».

Copertina "Le agevolazioni fiscali per le persone con disabilità"
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Aggiornata la guida alle agevolazioni fiscali per le persone con disabilità

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato l’aggiornamento di maggio 2021 della guida Le agevolazioni fiscali per le persone con disabilità, liberamente consultabile e/o scaricabile in formato pdf (a questo link).

Guida alle agevolazioni fiscali per le persone con disabilità

Com’è noto, tale guida propone una ricognizione delle disposizioni fiscali accordate ai cittadini e alle cittadine con disabilità. L’obiettivo è quello di colmarne la disuguaglianza sostanziale che le separa dagli altri cittadini e cittadine.

Nello specifico, la guida alle agevolazioni fiscali per le persone con disabilità illustra la disciplina delle agevolazioni per il settore auto:

  • detrazione IRPEF per i mezzi di locomozione;
  • agevolazione sull’IVA;
  • esenzione permanente dal pagamento del bollo;
  • esenzione dall’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.

Viene anche illustrata la disciplina relativa ad altre agevolazioni, quali le detrazioni per i figli a carico, quelle sulle spese sanitarie e i mezzi di ausilio, la detrazione per gli addetti all’assistenza a persone non autosufficienti, l’IVA ridotta per i mezzi di ausilio e i sussidi tecnici e informatici, le altre agevolazioni per le persone con disabilità visiva, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la detrazione per le polizze assicurative, e l’imposta agevolata su successioni e donazioni.

Fonte: www.superando.it

Due fratelli di spalle

Rinnovato il sito del Comitato Siblings, fondato e gestito da sorelle e fratelli di persone con disabilità

Così si presenta il Comitato Siblings (sibling è appunto il termine inglese con cui ci si riferisce a sorelle e fratelli di persone con disabilità) nato nel 1997, nel sito internet appena rinnovato.


Essere fratello o sorella di una persona con disabilità

Essere fratello o sorella di una persona con disabilità è un’esperienza determinante per ognuno di noi. Certamente è una condizione che ci accompagnerà per tutta la vita. E’ difficile descrivere, a chi non lo viva, l’importanza e la profondità di questo legame fatto di codici, di silenzi, di sguardi, di vecchi giochi e di nuovi modi di stare insieme.

Un rapporto paritario, quello tra siblings, conquistato faticosamente da entrambe le parti con pazienza e con il desiderio di conoscersi e di rispettarsi. Tra fratelli e sorelle, con e senza disabilità, ci si assomiglia. Ci si sostiene e ci si consiglia proprio come in un normale rapporto tra fratelli. La disabilità fa parte anche di noi, della nostra vita e delle nostre scelte quotidiane, dall’infanzia alla vecchiaia.

Difficoltà e soddisfazioni

Fin da piccolissimi conosciamo la diversità e le difficoltà che essa comporta. Spesso anche noi, come i nostri fratelli, siamo vittime dei pregiudizi o oggetto di scherno. A scuola, a lavoro, con gli amici. Sembra incredibile ma accade. Eppure, della disabilità, conosciamo, più di ogni altro, anche le gioie. Le soddisfazioni date da conquiste comuni, la comprensione delle difficoltà incontrate, un piccolo successo ottenuto con molta fatica.

Gruppo Siblings

Il Gruppo Siblings si rivolge a tutti i fratelli e le sorelle di persone con disabilità che vogliano confrontarsi e desiderino condividere le proprie emozioni con persone che possono comprendere esattamente ciò di cui si sta parlando: un legame speciale. Perché “fratelli” vuol dire “per tutta la vita”.

Obiettivi

Il Gruppo Siblings-onlus, gruppo di sorelle e fratelli di persone con disabilità nato a Roma nel 1997, opera attraverso la promozione di gruppi di auto-mutuo aiuto riservati ai siblings. La partecipazione a seminari e convegni. E la collaborazione con Enti e Istituzioni che si occupano di disabilità con l’obiettivo di:

  • offrire ai fratelli e alle sorelle delle persone con disabilità la possibilità di esprimersi condividendo e confrontando le proprie esperienze personali;
  • promuovere il sostegno alla famiglia attraverso lo scambio di idee e di informazioni che rafforzino le competenze e il ruolo dei familiari;
  • facilitare il dialogo tra gli specialisti per favorire un approccio integrato alla disabilità;
  • sostenere la ricerca scientifica sulle malattie rare e la sua corretta divulgazione.

Il Gruppo Siblings è composto e gestito esclusivamente da fratelli e sorelle di persone con disabilità organizzati in Comitato promotore. Si propone di contribuire allo sviluppo di un maggiore riconoscimento del ruolo dei siblings nella vita delle persone con disabilità.


«Sono davvero contento di annunciare – dichiara il presidente Federico Girelli – che www.siblings.it, il primo sito in Italia dedicato specificamente alle sorelle e ai fratelli di persone con disabilità e, soprattutto, gestito da sorelle e fratelli di persone con disabilità, è appena tornato online totalmente rinnovato. Le principali novità riguardano in particolare la veste grafica, nonché la più moderna modalità di richiesta di iscrizione alla mailing list riservata alle sorelle e ai fratelli di persone con disabilità. I contenuti continuano ad essere aggiornati, ma d’ora in poi appariranno, come dire, più belli a vedersi, più gradevoli a fruirsi. Continuiamo dunque con sempre maggiore impegno il nostro percorso – conclude il Presidente del Comitato – costruito direttamente nel tempo da sorelle e fratelli di persone con disabilità per sorelle e fratelli di persone con disabilità».

Anche Anffas Torino ha costituito al suo interno un Gruppo Siblings: clicca qui.

Logo AI Coach

Un assistente virtuale per migliorare la vita delle persone con autismo

Un assistente virtuale per migliorare la vita delle persone con autismo. Si chiama AI Coach ed è un progetto all’insegna dell’innovazione, promosso dall’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in qualità di capofila e coordinatore, in partenariato con l’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di Persone con Autismo).

Assistente virtuale per le persone con autismo

Realizzata grazie al contributo della Fondazione TIM, l’iniziativa punta sostanzialmente a realizzare un coach virtuale, dotato di intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, “AI”, appunto). AI Coach dovrà supportare le persone con disturbo dello spettro autistico nell’implementazione dei comportamenti adattivi e delle autonomie nei vari ambiti di vita. Con particolare riguardo alle abilità comunicative e relazionali e all’autodeterminazione.

Un applicativo software utilizzabile sui dispositivi mobili

«Nello specifico – spiegano dall’ANFFAS – AI Coach, che si protrarrà fino al 2023, vuole fornire un supporto personalizzato e personalizzabile per la persona nello spettro dell’autismo e allo stesso tempo per la sua famiglia e gli operatori. E la realizzazione di uno strumento facilmente utilizzabile in autonomia e/o con il supporto dei caregiver attraverso dispositivi ampiamente disponibili e sostenibili. Il supporto in questione sarà un applicativo software utilizzabile sui dispositivi mobili. Sarà in grado di sollecitare, raccogliere, misurare, apprendere, elaborare e restituire informazioni utili al rafforzamento delle competenze concernenti le abilità comunicative e relazionali e l’autodeterminazione delle persone con autismo. Allo stesso tempo potrà anche essere utilizzato dalla rete di sostegno delle persone stesse (famiglia e operatori)».

Due versioni, una nello spettro dell’autismo, l’altra per il caregiver

A tal proposito saranno due le versioni dell’applicazione alla base del progetto. Una delle quali dedicata alla persona nello spettro dell’autismo e una al caregiver. Attraverso i loro diretti aggiornamenti e feedback, quale, ad esempio, la compilazione di un diario, unita all’analisi delle conversazioni realizzate tramite messaggisticaAI Coach valuterà e verificherà le informazioni raccolte. Aggiornerà il profilo dell’utilizzatore. E fornirà un’indicazione dei progressi e dei cambiamenti rilevanti nel comportamento/preferenze della persona e, quindi, dell’efficacia degli interventi.

Coinvolgimento delle persone direttamente interessate

«Particolare attenzione – sottolineano ancora i promotori – andrà proprio al coinvolgimento delle persone direttamente interessate. Perché sarà solo grazie al loro contributo che l’applicazione potrà essere sviluppata e costantemente aggiornata. Questo avverrà con la compilazione, anche attraverso l’utilizzo di simboli, immagini, stimoli vocali e visivi. Di una tavola delle situazioni, all’interno della quale si potranno indicare le modalità con cui la persona solitamente preferisce svolgere le diverse attività quotidiane nei diversi contesti di vita. Ad esempio: “mi piace dormire fino a tardi la mattina” oppure “non mi piace prendere la metropolitana nelle ore di punta”.

E di una “carta/passaporto della comunicazione”, volta a raccogliere le modalità di comunicazione preferite dalla persona, il vocabolario comprendente le espressioni più comunemente utilizzate e i significati a questi normalmente associati. Nonché i comportamenti che possono essere messi in atto per comunicare e il modo in cui solitamente la persona riceve sostegno o predilige riceverlo nei vari ambienti che frequenta. Ad esempio: “faccio fatica a comprendere le frasi ironiche”».

Gruppo tecnico e promotori

Il Gruppo Tecnico del progetto è composto da referenti dei vari Enti coinvolti. Ha anche il compito di fornire supporto allo sviluppo delle attività previste, definendo nel dettaglio le funzionalità del coach. Oltreché, ad esempio, aspetti quali la valutazione da effettuare e la formazione da proporre agli operatori.

L’ANFFAS Nazionale, come detto, è coordinatore e capofila, affiancato dall’ANGSA Nazionale, partner ufficiale. Collaborano inoltre a vario titolo le Associazioni Giuliaparla e Gruppo AspergerIDEGO (Psicologia Digitale) e l’Università di Trento (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Informatica).

Fonte: www.superando.it

 

Locandina Convegno Intersezioni
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Convegno Intersezioni: tra malattie rare, complessità e disabilità – Sabato 22 maggio dalle 9 alle 12,30

Sabato 22 maggio la Federazione Malattie Rare Infantili Onlus, con il supporto attivo di Anffas Torino, Fondazione Time2 e un pull di altre 17 associazioni di patologia, organizza il convegno on line “Intersezioni: tra malattie rare, complessità e disabilità”.

Un appuntamento prezioso, che vuole proseguire le riflessioni emerse durante il convegno di un anno fa (“Il sostegno alla vita adulta: disabilità e malattie rare e complesse”); lo stato di avanzamento di alcune istanze, il quadro delle reti di presa in carico, dando voce a medici, famiglie, associazioni.

Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino

Come ricorda anche Giancarlo D’Errico, presidente Anffas Torino: “Siamo onorati e contenti di collaborare e partecipare all’evento voluto da F.M.R.I. Soddisfatti dell’attivazione della cultura della rete attraverso la partecipazione ad eventi come questo. I problemi legati alla transizione all’età adulta delle persone con disabilità sono importanti per le ripercussioni che hanno sulle persone e sulle loro famiglie. Un momento di riflessione e di riordino, degli strumenti e dei metodi per affrontarle e delle risorse necessarie è prezioso; ancor più in questo momento storico legato alla pandemia, che ha accelerato molti processi e mutato alcuni bisogni.”

7000 malattie rare, circa l’80% ha origini genetiche

Oggi si conoscono oltre 7000 malattie rare. Circa l’80% ha origini genetiche. Alcune malattie possono comparire alla nascita o durante l’infanzia (per esempio molte malattie metaboliche). Altre, come la sclerosi laterale amiotrofica, si manifestano solo in età adulta.

Samuele Pigoni, Direttore della Fondazione Time2

E proprio il passaggio all’età adulta sembra uno dei nodi fondamentali su cui riflettere. Come racconta Samuele Pigoni, Direttore della Fondazione Time2: “Ci stiamo affacciando alla tematica del passaggio alla vita adulta in punta di piedi. Cerchiamo di identificare quali sono i bisogni. Cosa viene fatto e cosa manca. Ma soprattutto come – con quali approcci e strumenti – questa fase importante della vita dei giovani con disabilità e delle loro famiglie viene vissuta e affrontata. Nei passaggi e nei cambiamenti ciascuno di noi è maggiormente esposto e vulnerabile. Proprio dal modo in cui la società accompagna i cambiamenti si può valutare il suo stato di salute”.

In Italia si stimano 20 casi di malattie rare ogni 10.000 abitanti

In base ai dati coordinati dal Registro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia si stimano 20 casi di malattie rare ogni 10.000 abitanti e ogni anno sono circa 19.000 i nuovi casi segnalati dalle oltre 200 strutture sanitarie diffuse in tutta la penisola (fonte: Osservatorio malattie rare).

Tutto questo evidenzia la difficoltà della presa in cura dei pazienti, differenti per patologie, età, contesto.

Progetto ConTeSto, la nuova Rete dedicata alle malattie rare e complesse e alla disabilità

Per questo si è pensato e realizzato il progetto ConTeSto, la nuova Rete dedicata alle malattie rare e complesse e alla disabilità, che mette in comunicazione i pazienti, le associazioni e i servizi del territorio piemontese e che verrà presentato in anteprima il 22 maggio.

Nasce come luogo in cui orientare i percorsi di cura, le buone prassi, le procedure e i protocolli da seguire, rispetto a quanto esiste già.

Roberto Lala, presidente di F.M.R.I.

Scopo di ConTeSto, ricorda il dottor Roberto Lala, presidente di F.M.R.I. : “É rendere più funzionale il sistema della cura, mettendo al centro i bisogni delle persone. Cultura della salute, presa in carico, complessità, sono parole chiave nella vita di chi tutti i giorni fatica a orientarsi in un mare magnum di informazioni, spesso discordanti e disgregate, aggravate dalla situazione pandemica che ha travolto tutti, soprattutto i pazienti”.

Il Covid-19 ha accelerato e appesantito la vita di tutti, acuendo l’isolamento, la paura e lasciando più soli che mai chi ogni giorno vive la disabilità o la malattia, e con loro i caregiver.

Ecco dunque il significato di ConTeSto: un progetto complesso, utile e prezioso che si muove in un quadro ancor più complesso, in continua transizione.

 

Panchina Andrea Soldi
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“Noi due siamo uno” di Matteo Spicuglia. La storia di Andrea Soldi, affetto da schizofrenia

“Il 5 agosto 2015 la città è caldissima, qualcuno è già in vacanza, altri cercano un po’ d’aria nei giardini del quartiere. Anche Andrea Soldi è seduto su una panchina, ma quella è la “sua” panchina sempre, in ogni stagione. Lì si rifugia quando i pensieri lo assalgono, lì trova conforto e si sente a casa. Andrea soffre da anni di schizofrenia, la madre, il padre e la sorella sono il suo sostegno e piazza Umbria il posto del cuore. Ha quarantacinque anni, non è violento, non è mai stato pericoloso, eppure, quel 5 agosto morirà a causa di un Trattamento sanitario obbligatorio eseguito da alcuni vigili urbani e dal personale medico”.

Così si legge sulla quarta di copertina di “Noi due siamo uno”, libro scritto con una delicatezza e una sensibilità davvero toccanti dal giornalista del TG3 Matteo Spicuglia e pubblicate da Add editore.

Cronaca, biografia, saggistica

Non è un libro di cronaca, infatti il processo ai responsabili è la “parte meno importante”. Non è solo una biografia e non è un saggio sul disagio mentale, ma un po’ di tutto questo. La storia di Andrea Soldi emerge dalle pagine del suo diario, che riesce a descrivere in modo sorprendente il percorso psicologico, le allucinazioni e i silenzi che nascono durante il servizio militare e lo avvolgono per più di vent’anni, e dai racconti del padre Renato e della sorella Cristina.

Dalla schizofrenia al disagio mentale e alla disabilità

Ma il discorso, grazie al contributo di psicologi, medici ed esperti del settore, si allarga al disagio mentale e alla disabilità. Alla sofferenza che provoca ai malati e alle famiglie. Ai pregiudizi. E soprattutto all’inadeguatezza dei servizi medici e sociali nella gestione di patologie che soffrono ancora lo stigma sociale. C’è un’evoluzione anche in questa risposta “pubblica”. Parte dalla medicalizzazione e dall’internamento (o dall’abbandono alle famiglie). E  arriva ad affrontare la malattia mentale in un contesto diverso, guardando la persona nella sua interezza e nella sua socialità. Cercando di costruire un percorso personalizzato. Appoggiandosi su percorsi lavorativi e realtà di sostegno che in Italia già esistono, ma non sono sufficienti.

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Roberto Speziale

Intervista a Roberto Speziale: “La pandemia ha infierito sulle persone con disabilità e le famiglie”

La pandemia ha avuto un impatto significativo, inaspettato e profondo sulla vita di tutti noi. Ma ha colpito in modo particolare le persone con disabilità e le loro famiglie, aggravando una situazione già complessa e difficile e mettendone ancora di più in evidenza debolezze e criticità.

Intervista a Roberto Speziale

A che punto siamo oggi, con una campagna vaccinale che avanza e le prime riaperture del Paese? Ne abbiamo parlato con Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas, l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale.

“Nel dramma dell’emergenza pandemica, le persone con disabilità intellettive e dello sviluppo, insieme alle loro famiglie, sono state in assoluto le più penalizzate” spiega Speziale. “Una conseguenza oggettiva, legata proprio a questa tipologia di disabilità, che rappresenta circa il 70% di tutte le sue forme”.

Le persone hanno dovuto interrompere la loro routine quotidiana, le relazioni interpersonali, i loro percorsi affettivi prima ancora della frequenza dei servizi e della attività. Per un soggetto con disabilità intellettiva e dei disturbi del neurosviluppo cessare improvvisamente la propria routine è un atto drammatico, perché altera un equilibrio magari faticosamente raggiunto.

Inoltre interrompere gli stimoli – che vengono sia all’interno dei servizi sia da tutte le attività quotidiane, la scuola, i momenti di svago – non consentono a queste persone di mantenere lo status che hanno acquisito nel tempo. Nel momento in cui purtroppo vengono a mancare stimoli costanti e adeguati, si torna indietro”.

Presidente Speziale, che tipo di testimonianze ha ricevuto l’Anffas dalle famiglie di persone con disabilità intellettive in questo anno e mezzo di emergenza Covid?

“Cosa è successo in questo anno e mezzo? Innanzitutto abbiamo perso anni e anni di duro lavoro e molte di queste persone presentano evidenti segni di regressione, di comportamenti psicotici che prima non c’erano. Espressioni di un disagio che solitamente fanno fatica ad esprimere, con tutta una serie di problematiche che solo in queste ultime settimane si stanno palesando in tutta la loro drammaticità.

C’è poi anche un altro aspetto da considerare, non secondario: l’appesantimento dello stress correlato per i familiari. In una famiglia in cui vive una persona con disabilità, già il carico precedente alla pandemia era abbastanza significativo; una situazione in cui si nota una regressione o un peggioramento provoca sofferenza e smarrimento. Di pari passo c’è anche la difficoltà degli operatori e dei professionisti, che si ritrovano così a dover ricominciare un percorso: parliamo soprattutto dei disturbi dello spettro autistico, che necessitano di strategie precise e comportamenti definiti da mettere in atto.

Ci vuole un attimo ad alterare l’equilibrio psicofisico raggiunto per un una persona con disabilità intellettiva: ritrovarlo e riconquistarlo diventa difficile. Il quadro complessivo è di grande preoccupazione. Io l’ho vissuto in prima persona con mio figlio Valerio, di 24 anni, che ha la sindrome di Down. Le difficoltà possono essere comprese, ma estremamente complicato diventa razionalizzarle.

Nelle ultime settimane, segnate dalla riaperture delle attività e di un parziale allentamento delle misure restrittive, c’è stato un miglioramento del quadro generale per ciò che riguarda il mondo della disabilità?

Certamente l’elemento progressivo delle vaccinazioni e delle riaperture ci fa guardare al futuro con maggiore speranza. Però le difficoltà stanno emergendo proprio adesso. Ora che stanno riprendendo tutte le attività e i servizi, ci troviamo di fronte persone diverse: notiamo una percentuale, non bassa, di comportamenti mutati.

Nessuno di noi, neanche gli operatori, sono preparati a trovare delle strategie per superare questo quadro inedito. Prima dell’emergenza sanitaria una o due persone, per svariati motivi, potevano interrompere le terapie: non era mai accaduto prima che il fenomeno fosse invece così diffuso. Bisogna quindi trovare nuovi equilibri, nuove modalità e nuovi approcci. Il problema va osservato da un punto di vista più ampio: parte dalle persone con disabilità, ma coinvolge anche le famiglie e gli stessi operatori.

Quindi ora, come lei stesso ha sottolineato, si è aggiunta la necessità di trovare delle strategie per affrontare uno scenario totalmente nuovo.

Sì, ma temo che ancora questo fenomeno sia poco valutato e preso in considerazione dalle istituzioni. Si commetterebbe un grande errore se venisse banalizzato.

Si riferisce alle misure da mettere in campo da parte del Governo?

Certo, questi sono fenomeni che necessitano anche di un razionale scientifico: è la scienza che deve interrogarsi e dare delle soluzioni. Se il disagio provocato dalla pandemia nelle persone con disabilità dovesse peggiorare, si verificherebbe un impatto significativo sui servizi anche da un punto di vista economico. Ulteriori difficoltà, laddove erano presenti già delle criticità non certo banali, rischia di portare il sistema a un punto di rottura.

Chi ne ha le competenze deve dare delle risposte urgenti. In questo anno e mezzo le persone con disabilità hanno spesso subìto senza che ci fosse un’effettiva giustificazione o senza che venissero prese in considerazione le loro esigenze. Come accaduto all’inizio del lockdown, quando abbiamo impiegato mesi a far capire che, per una persona con disturbo dello spettro autistico, uscire a fare una passeggiata non fosse un privilegio, ma una reale necessità. Da un punto di vista pubblico, le famiglie sono state lasciate completamente sole: hanno avuto accanto solo le associazioni e i volontari.

Cosa pensa degli interventi per la disabilità che sono state inserite nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Le reputa sufficienti?

No, non sono sufficienti perché il problema è strutturale. La disabilità aveva dei problemi già prima della pandemia. Il Pnrr ha al suo interno delle soluzioni interessanti, come la legge quadro sulla disabilità, che rappresenta un elemento positivo. Sono interventi non ordinari, ma queste misure non avranno degli effetti immediati.

Bisognerebbe pensare, per esempio, a un coordinamento dei servizi per tutte le Regioni. Nascere in Sicilia, o in Calabria, spesso significa essere persona con disabilità due volte, perché queste aree non sono in grado di offrire l’assistenza di cui necessitano. Un modello, secondo cui una persona con disabilità, che sia nata a Palermo o a Trento, abbia uguale accesso al servizio di parità – includendo tutto ciò che è racchiuso in un progetto di vita: scuola, salute, tempo libero – oggi non c’è.

Il Piano Nazionale descrive, tra le premesse, il problema della disomogeneità sul territorio, ma poi non vengono indicati gli interventi da effettuare. Il piano da solo non può essere risolutivo: va affiancato da tutta una serie di misure ordinarie che consentano, alle persone con disabilità e ai loro familiari, di avere i giusti sostegni.

Parliamo della campagna di vaccinazione, riguardo alle criticità per l’accesso al vaccino anti-Covid per le persone con disabilità e i caregiver. A che punto siamo oggi?

Sicuramente il miglioramento c’è stato, ma è stato faticoso a trovare attenzione per determinate problematiche. Per esempio, alcuni sistemi regionali di prenotazione, come quello della Regione Lazio, non consentivano alle persone con la legge 104 di prenotare il vaccino. Ancora oggi, per mancanza di dosi, mio figlio con sindrome di Down, che era rientrato tra le categorie prioritarie della campagna, verrà invece vaccinato il 12 maggio. Il sistema è molto migliorato, ma non posso dichiararmi soddisfatto: per arrivare a questo punto abbiamo dovuto lottare.

Devo ringraziare la ministra per le disabilità Stefani, del Governo Draghi, che si è molto spesa per la causa, ma in precedenza i mesi di ritardo e approssimazione li abbiamo subiti tutti.

Da qui in avanti grazie alle vaccinazioni, ai contagi che stanno diminuendo, alla riapertura della scuola e delle residenze, possiamo guardare al futuro con più fiducia.

Le famiglie delle persone con disabilità purtroppo si ritrovano spesso a dover lottare per i propri diritti. Secondo lei la pandemia ci ha insegnato qualcosa?

C’è un aspetto su cui voglio insistere: ottimismo e positività sono necessari. Come famiglie di persone con disabilità, noi lo facciamo da sempre. Quando la disabilità è arrivata nelle nostre vite, se non fossimo stati ottimisti e positivi, probabilmente non ce l’avremmo fatta. Ma non possiamo guardare a una nuova normalità senza tener conto degli errori passati. Ci sono stati tanti sbagli e tante disattenzioni; ora siamo pronti e siamo i primi a voler collaborare per trovare delle soluzioni, però senza commettere gli errori di prima. Altrimenti i nostri sacrifici e la nostra sofferenza non sono serviti a nulla.

Le regioni, il terzo settore, i territori, le associazioni, le famiglie, le persone con disabilità: dobbiamo tutti allearci per una nuova consapevolezza culturale. Innanzitutto l’amministrazione pubblica deve comprendere che la disabilità ha bisogno di risposte urgenti. Il dato che noi abbiamo è che su circa di 3,6-3,8 milioni di persone con disabilità che oggi vivono in Italia, più del 60% sono a carico delle famiglie, non accedono ai servizi. La legge per il riconoscimento dei caregiver familiari giace in Senato da due anni, non abbiamo più ricevuto risposte.

Dobbiamo supportare la speranza, che non abbandoniamo mai, con la consapevolezza e la forte richiesta allo Stato di non considerare la disabilità come un problema privato, perché non lo è: è un problema sociale. Che necessita di risorse, servizi e sostegno, ad oggi anche psicologico, pervenire fuori da questa pandemia insieme.

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Autismo, in Piemonte 100 nuovi casi l’anno

Il Piemonte è una delle poche Regioni in Italia con un Centro per l’autismo degli adulti, ma con 100 nuove diagnosi ogni anno il fenomeno è in forte crescita e manca una rete di assistenza adeguata sul territorio.

Centro per gli adulti con autismo di Torino

“Il Centro per gli adulti con autismo di Torino segue 750 persone ed ha liste di attesa lunghe fino a 12 mesi perché manca il personale”. Lo ha riferito Benedetta De Marchis, presidente del Coordinamento Autismo Piemonte, ascoltata oggi in Commissione Sanità (presidente Alessandro Stecco). “Negli altri territori della regione non si è riusciti ad organizzare équipe dedicate in grado di rispondere alle necessità di questa condizione così complessa. Le famiglie di queste persone adulte con autismo si sentono abbandonate. In casi estremi si ricorre al ricovero e ai sedativi”.

Coordinamento Autismo Piemonte

Al Coordinamento Autismo Piemonte fanno capo 20 associazioni in rappresentanza di circa mille famiglie che ogni giorno si occupano di un adulto con diagnosi da autismo. Oltre a Torino soltanto a Castellamonte opera un altro centro per autistici adulti che segue 180 casi. Ma ha soltanto uno psichiatra in servizio un giorno a settimana.

Commissione Sanità

Gli auditi in Commissione Sanità hanno denunciato che anche la situazione della neuropsichiatria infantile è molto peggiorata in questo periodo di pandemia. C’è un notevole problema di personale e di formazione specifica. Inoltre quando i ragazzi autistici compiono 18 anni non riescono più a essere seguiti adeguatamente.

Roberto Keller

Roberto Keller, referente del Centro autismo per adulti della Regione Piemonte, ha spiegato: “Il nostro Centro è stato attivato da più di 10 anni, in altre regioni non c’è affatto. Il fenomeno clinico però in costante crescista. C’è un caso ogni 54 persone. I costi sono molto alti. Da 5 a 10 mila euro al mese a persona. Sono costi insostenibili. L’unico modo per gestire il fenomeno è attivare interventi territoriali con tutte le risorse necessarie”.

“Adesso tra le risorse messe a disposizione dal Recovery Plan – ha proseguito il dottor Keller –  c’è un fondo di 50 milioni di euro dedicati all’autismo, di cui il 25% espressamente destinato ai servizi rivolti alla fascia adulta che andranno suddivisi tra le regioni”.

Giancarlo D’Errico

Giancarlo D’Errico, vice presidente FISH Piemonte (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e presidente Anffas Torino, ha sottolineato la necessità di utilizzare metodi di co-progettazione per arrivare ad un reale coordinamento con i territori provinciali.

Arianna Porzi

Arianna Porzi, vicepresidente del Coordinamento, ha parlato del Centro di Castellamonte: “Uno psichiatra con sei ore a settimana deve seguire 180 casi. Non è stato fatto un investimento nella formazione. Abbiamo chiesto più volte un aggiornamento delle normative. Per fortuna la rete associativa piemontese ha creato alcune équipe specializzate ma sono private. C’è bisogno di convenzioni per evitare che le famiglie si svenino per avere i servizi”.

I consiglieri Silvio Magliano (Moderati), Domenico Rossi (Pd), Andrea Cane (Lega), Monica Canalis (Pd) e lo stesso presidente Alessandro Stecco (Lega) hanno chiesto chiarimenti sulla situazione del servizio per l’autismo degli adulti soprattutto nei piccoli centri, sulla quantità di personale impiegato e soprattutto sulle esigenze di coordinamento territoriale e di collaborazione tra il Tavolo per la disabilità e quello per l’Autismo.

Fonte: comunicato stampa della Regione Piemonte