Centri estivi, quali possibilità per i ragazzi e le ragazze con disabilità intellettiva? Raccontateci la vostra esperienza
Oggi riaprono i centri estivi, la prima occasione di socialità e condivisione per i bambini e i ragazzi, in attesa di conoscere tempi e modalità di riapertura delle scuole. Ma qualcuno ha pensato ai bambini e ai ragazzi con disabilità intellettiva, che già hanno sofferto in modo particolare (insieme alle loro famiglie) i mesi del lockdown, in cui sono stati abbandonati a sé stessi, senza centri diurni, spesso esclusi dalla didattica a distanza e senza alcun tipo di assistenza domiciliare?
Il periodo di difficoltà gestionali e le incertezze, ancora attualissime, sulle procedure di sicurezza da adottare hanno ritardato – e in molti casi cancellato – l’organizzazione di soggiorni estivi, al mare o in montagna, che tradizionalmente rappresentavano un’importante occasione per le famiglie con figli disabili.
Sul sito della Regione Piemonte, nella sezione “Covid-19, FAQ su organizzazione e gestione dei Centri estivi”, si legge: “L’inserimento nel centro estivo di un minore disabile deve essere valutato con i servizi che seguono il minore; in tal caso, dovrà essere previsto, oltre agli operatori necessari per ciascun gruppo di minori accolti, almeno un operatore ogni minore disabile accolto e dovranno essere valutate con attenzione in riferimento alla condizione di ciascun minore le attività da proporre, mantenendo adeguati livelli di sicurezza”.
Qualche organizzazione di volontariato si sta impegnando per proporre delle soluzioni. È il caso, per esempio, delle associazioni Disincanto e Rubens, nell’ambito di “R-Estate con Noi 2020”, in programma dal 22 giugno al 4 settembre negli spazi e nelle aree verdi della ludoteca Neverland di via San Marino 22/A (il complesso dei Poveri Vecchi): verranno accolti un massimo di 24 bambini dai 6 agli 11 anni di cui 6 con disabilità, ma – viene specificato – è “apprezzato l’affiancamento di affidatari o educatori”. Nell’arco della giornata verranno proposti laboratori strutturati tenuti da volontari e specialisti, tra cui yoga, pet therapy, cucina, laboratori scientifici, attività ludico-creative, attività e giochi all’aperto. La quota di partecipazione è di 50 euro a bambino, pranzo escluso, ma è “garantita la gratuità per tutti i partecipanti con disabilità”.
Cambiando la prospettiva, sul sito del Forum del Volontariato c’è un elenco con le offerte di stage estivi per giovani educatori che vogliano impegnarsi con associazioni che accolgono (anche) ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva: in particolare hanno i “disabili” tra i loro ambiti di impegno Vides Main Onlus, con sede operativa in via Luini 195 e via Fiesole 19 a Torino (3489143295, vides.main@gmail.com), Talitakum di Carignano (349/7836652, talitakum.brillante@gmail.com), VIVERE – Associazione Volontari e Famiglie con figli portatori di Handicap onlus, che opera a Chieri, Pino e Santena (011/9471064, info@associazionevivere.org). Le altre associazioni che organizzano centri estivi di impronta sociale sono A.Gio di Grugliasco, Altro Canto, Amici dell’Educatorio della Provvidenza, Associazione Amece, San Matteo Onlus, ASAI – Associazione animazione interculturale, Oratorio San Luigi, Parrocchia San Giuseppe Cafasso, Scuola dell’infanzia della Confraternita della Santissima Annunziata, Terra di Libertà e Un sogno per tutti.
RACCONTATECI LA VOSTRA ESPERIENZA
A proposito dei centri estivi aperti ai ragazzi e alle ragazze con disabilità intellettiva, chiediamo alle famiglie di raccontarci la loro esperienza:
- dove vi siete trovati bene, avete dei consigli e dei suggerimenti da dare?
- dove invece vi siete trovati male, e perché?
- che cosa cercate per questa estate?
- cosa manca strutturalmente nelle proposte per ragazzi con disabilità intellettiva?
- la risposta della città alle esigenze delle famiglie, è soddisfacente?
Per rispondere a queste domande e aggiungere tutto quanto può tornare utile alle altre famiglie e anche alla funzione di rappresentanza svolta da Anffas Torino, scriveteci sulla mail segreteria@anffas.torino.it o sulla pagina Facebook “Anffas Torino”. Facciamo sentire la nostra voce.