CinemAutismo, sala virtuale sold out per il bellissimo “Please Stand By”
Sala (virtuale) sold out, nonostante fossero stati aggiunti ulteriori 500 posti ai 500 inizialmente previsti, per la visione in streaming del film “Tutto ciò che voglio – Please Stand By”, scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo del 2 aprile. È stata un enorme successo la proiezione organizzata da cinemAutismo, la prima rassegna cinematografica dedicata all’autismo e alla sindrome di Asperger, che ha dovuto sospendere l’edizione XII a causa delle disposizioni governative messe in atto per contenere l’epidemia di Coronavirus ma ha deciso di proporre, in alternativa, la visione gratuita online di un film che parla di autismo con l’intento di continuare a diffondere una cultura di inclusione e conoscenza dell’altro.
La pellicola di Ben Lewin, una commedia on the road con Dakota Fanning, Toni Collette e Alice Eve, racconta la storia di Wendy, una ragazza autistica di San Francisco che lavora in un fast food e vive in una casa-famiglia, sperando di poter andare presto a vivere con la sorella. Appassionata di Star Trek, Wendy sta scrivendo una nuova sceneggiatura della saga per un concorso indetto dalla Paramount, ma, quando si rende conto che non c’è più tempo per spedirla nei tempi prescritti, decide di scappare alla volta di Los Angeles per consegnare a mano il dattiloscritto in una complicata corsa contro il tempo…
“Film molto, molto bello – commenta Angelo Faiella di Anffas Torino – che affronta, come già da qualche anno avviene negli USA, il tema dell’autismo ad alto funzionamento con precisione e puntualità. C’è una grande maestria nel trasmettere, senza bisogno di spiegarla, la dispercettività sensoriale della protagonista che, rimasta senza il suo I-pod a causa di un furto, si ritrova catapultata, senza più filtri, in un mondo di suoni e rumori assordanti. Viene ben rappresentata, per esempio, la sua necessità di annotare le cose sull’inseparabile taccuino per poterle comprendere a pieno. Wendy, che viene definita “un genio” da chi la vede solo in un contesto strutturato e abituale, non riesce a far capire quanto per lei sia importante partecipare al concorso, anche perché chi dovrebbe ascoltarla non lo fa con la dovuta attenzione. Ma il concorso è solo un mezzo, lei vuole solo essere accettata, riavvicinarsi alla sorella e avere il permesso di prendere in braccio il nipotino, come una qualunque zia neurotipica. Nel film c’è un’altra contrapposizione importante che emerge tra chi non (ri)conosce la disabilità e chi invece sì: i primi fanno dei danni enormi mentre i secondi aiutano. Questo è un manifesto bellissimo sull’importanza della sensibilizzazione, conoscere vuol dire comprendere ed accettare”.
“La scena più bella del film – conclude Faiella -, che ai più sarà sfuggita per il suo significato, è quando la protagonista sfrutta la neurotipicità del suo interlocutore per fregarlo. Gli chiede: “Tu sai chi sono io?” e l’altro lo interpreta come un avvertimento, una minaccia. Invece si tratta della richiesta, tutta autistica, di una precisa informazione: se l’addetto alla sicurezza non sa chi è lei, non potrà recuperare e scartare il pacco che lei sta per mettere nella buca insieme agli altri. Questa chicca è geniale!”