Pila di giornali
, ,

La vittoria di Anffas e delle associazioni per il “Piano per la cronicità” della Regione Piemonte

Sospeso il “Piano per la cronicità” della Regione Piemonte, un successo delle associazioni che si occupano delle persone con disabilità e non autosufficienti.

Giancarlo D’Errico rilancia: “Ora apriamo un tavolo di concertazione e diamo una speranza alle 30mila famiglie ancora senza risposta”

Una vittoria importante per Anffas Onlus e le associazioni che si occupano dei pazienti cronici e non autosufficienti e, soprattutto, delle loro famiglie: in seguito al confronto avvenuto in Consiglio regionale con la IV Commissione, il Piano per la Cronicità è stato sospeso. Le associazioni ora auspicano un tavolo di concertazione con la Regione Piemonte.

Sono 30.000, in tutto il Piemonte, le famiglie in attesa di risposta dalle istituzioni su quali forme di sostegno siano attuabili per alleviare il fardello quotidiano di occuparsi di pazienti con disabilità grave-gravissima e anziani non autosufficienti con Alzheimer o demenze.

Il problema è la mancata presa in carico da parte della Sanità (Asl) delle prestazioni socio-sanitarie previste dai Lea, indifferibili in quanto sono cure sanitarie, per una persona malata cronica non autosufficiente (minore, adulto, anziano). È di questa presa in carico dell’Asl che non si trova traccia nel piano della cronicità ed è, come è noto, l’assenza della presa in carico che ha creato liste d’attesa infinite per i 30.000 piemontesi malati cronici non autosufficienti tanto per le prestazioni domiciliari, che ormai in molte Asl non vengono neppure erogate, quanto per i ricoveri in Rsa o case di riposo.
Trattandosi di prestazioni sanitarie, i malati cronici e le famiglie ne avrebbero diritto indifferibilmente e senza alcun legame con il reddito, mentre Asl e Regione erogano i servizi sanitari con il contagocce, costringendo le famiglie a farsi carico dell’onere dell’assistenza, sia dal punto di vista della presenza costante, sia sotto il profilo economico.

Una situazione in parte conseguenza della mancanza di risorse, ma in parte anche frutto di una strategia deliberata, mirante a spostare la cronicità e l’autosufficienza dalle competenze della Sanità a quelle del sistema socio-assistenziale, il che metterebbe di fatto le famiglie di fronte all’obbligo di farsi carico in toto dell’assistenza al famigliare non autosufficiente, non prevedendo diritti soggettivi esigibili, ma interessi legittimi, sempre condizionati alla situazione economica del richiedente e alle risorse disponibili e alle priorità dell’ente. Le associazioni, tra cui Anffas Onlus Torino, Anffas Onlus Piemonte e FISH Piemonte, infatti, hanno espresso in audizione le loro preoccupazioni per l’accentuarsi di questa strategia nel “Piano per la cronicità”.

La gestione organizzativa ed economica delle cosiddette “persone fragili” – perché con disabilità, malate, anziane o comunque non autosufficienti in modo cronico – verrebbe così in gran parte scaricata sulle famiglie, che già sono in situazione di progressivo impoverimento causato dalla crisi. Tutto ciò in palese contraddizione da quanto previsto dalla Convenzione ONU sul diritto alle Persone con disabilità; dalla Legge dello Stato italiano in merito al confronto con le organizzazioni di rappresentanza sui temi della disabilità, salute e diritto al sostegno; dalla Riforma del Terzo settore in ordine alla coprogettazione tra gli ETS e istituzioni.

Giancarlo D’Errico, direttore di Anffas Onlus Torino e presidente di Anffas Piemonte Onlus, commenta: “Siamo contenti e orgogliosi di aver fermato l’iter del Piano per la cronicità della Regione Piemonte, perché sarebbe stato deleterio per le persone con disabilità e non autosufficienti e per le loro famiglie: in tanti se ne arrogano il merito, a noi importa la sostanza e, grazie all’aiuto di tutti, il primo obiettivo è stato raggiunto. Nel contempo – prosegue il direttore Anffas Torino – abbiamo chiesto di avviare un tavolo di concertazione sul tema che permetta di concertare prima linee guida e modalità di intervento: la differenza è fondamentale. Sarebbe, per quanto riguarda il Piemonte, il primo esempio di tavolo di co-progettazione, in ossequio a quanto previsto dalla Riforma sul Terzo Settore, una strada importante per i risultati che può ottenere e anche per la linea di collaborazione che può tracciare anche per il futuro”, conclude D’Errico.