Niente integralismi sui nuovi Piani Educativi Individualizzati
La pubblicazione dei nuovi modelli di PEI (Piano Educativo Individualizzato) sta sollevando un dibattito interessante. Tale discussione deve andare oltre alle posizioni aprioristiche del “tutto giusto” o “tutto sbagliato” per approfondire una questione complessa con spirito costruttivo. Non si può, per esempio, giudicare la bontà di un provvedimento sulla base del fatto che, se male applicato, possa portare a emarginazione ed esclusione. Le scuole dove di fatto esistono le “classi differenziate” purtroppo esistono già, anche sul nostro territorio. Le “aulette sostegno”, che siano poco più che sgabuzzini o ampie aule con attrezzature informatiche di ultima generazione, possono essere al tempo stesso luogo tranquillo e necessario per alcuni alunni con disabilità. O luoghi di esclusione ed emarginazione nei quali la scuola cerca di sopperire a tutte le sue carenze strutturali, di organico e organizzative.
Riportiamo, a questo proposito, un articolo molto esaustivo di Salvatore Nocera della FISH, pubblicato sul portale superando.it.
L’articolo di Salvatore Nocera sui nuovi Piani Educativi Individualizzati
La pubblicazione dei nove documenti normativi concernenti i nuovi modelli di PEI (Piani Educativi Individualizzati) per gli alunni e le alunne con disabilità in forma elettronica, ispirati all’ICF [Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.], stanno determinando delle reazioni che non esiterei a definire manichee o integraliste. Infatti, alcuni studiosi e operatori della scuola li osannano come una grande conquista pedagogica epocale.
Altri studiosi e operatori scolastici, come i componenti del Direttivo del CIIS (Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno), ne parlano malissimo, su queste stesse pagine. Attaccando in tal modo la stessa FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), “rea”, sempre su queste pagine, di averne dato una valutazione prudente.
Questa, sostanzialmente, è l’accusa che è stata mossa. All’interno dei nuovi dettati normativi previsti nel Piani Educativi Individualizzati è prevista la possibilità di esonero parziale, per alcune ore, dalla frequenza scolastica degli alunni con situazioni più complesse. Addirittura, il CIIS ha lanciato l’allarme, ipotizzando il ritorno alle “classi speciali” attraverso l’uscita permanente dall’aula degli alunni con disabilità insieme agli insegnanti di sostegno.
Ora, che esista la possibilità che vi siano scuole in cui tali prassi possano verificarsi, a causa dell’impreparazione e della mancata conoscenza delle norme da parte di alcuni Dirigenti Scolastici, ciò è sicuramente vero. E tuttavia tali casi sono stati denunciati in passato e talvolta anche perseguiti giudizialmente. Ma da qui a dire che siamo ritornati a cinquant’anni fa, molto ce ne corre.
In verità, già Dario Ianes e Andrea Canevaro, figure fondamentali per l’inclusione scolastica nel nostro Paese, avevano denunciato in una loro ricerca di alcuni anni fa che man mano si proceda dal primo all’ultimo anno delle scuole superiori, si riduce anche il numero delle ore di presenza in classe degli alunni con disabilità più complesse. Ma è pur vero che questa è la conseguenza del venir meno della spinta propulsiva di cinquant’anni fa. Quando ebbe inizio il movimento irrefrenabile dell’inserimento, poi dell’integrazione, infine dell’inclusione, che ha determinato forti innovazioni nel mondo della scuola.
Purtroppo, dall’inizio del nuovo millennio si sono ridotte le risorse finanziarie pubbliche a favore del mondo scolastico. Sono cambiate le famiglie e gli operatori scolastici e i nuovi docenti curriculari non hanno avuto alcun tipo di formazione iniziale sulle didattiche inclusive. Delegando ai soli docenti di sostegno la presa in carico dei progetti inclusivi.
La stessa opinione pubblica, a partire dagli Anni Ottanta, ha rivolto la propria attenzione altrove. Considerando che dopo l’approvazione di un’ampia normativa e di giurisprudenza in materia, non ci fossero più problemi. Le Associazioni, invece, hanno continuato a seguire la situazione, stimolando spesso l’Amministrazione Scolastica e il Parlamento a migliorare la normativa.
È anche questo il caso dei nuovi modelli di PEI, previsti nel Decreto Legislativo 66/17. Alla cui formulazione la FISH ha contribuito, anche se tutte le sue proposte non sono state accolte. Ecco perché abbiamo dato un giudizio prudente, approvando i contenuti introdotti, ma evidenziando ciò che ancora manca o che non è ancora sufficientemente chiaro.
E tra coloro i quali hanno accolto con giudizio favorevole i nuovi dettati normativi, ci sono autorevoli studiosi. Come il già citato Dario Ianes, docente all’Università di Bolzano e cofondatore del Centro Studi Erickson. E Raffaele Ciambrone, dirigente del Ministero dell’Istruzione. Questi ritiene, pur criticando gli estimatori acritici dell’impianto del modello ICF, che i nuovi Piani Educativi Individualizzati possano contribuire a migliorare la qualità dell’inclusione scolastica.
E in ogni caso, ricordo in conclusione, l’articolo 21 del Decreto Interministeriale 182/20, che trasmette tutti i modelli dei nuovi PEI, stabilisce che alla fine delle lezioni, verso il mese di maggio gli Allegati al provvedimento possano essere corretti e integrati.
La FISH e quanti sono di buona volontà si adopereranno, dunque, per formulare delle proposte di modifica e chiarimenti da sottoporre al parere dell’Osservatorio Ministeriale sull’Inclusione Scolastica, affinché il Ministero, d’intesa con quello dell’Economia e delle Finanze, vogliano apportare le necessarie modifiche correttive.
Per chi vuole saperne di più…
Saranno Dario Ianes, Flavio Fogarolo e Sonia Cramerotti, curatori della guida “Il nuovo PEI (Piano Educativo Individualizzato) in prospettiva bio-psico-sociale ed ecologica. I modelli e le Linee guida del Decreto interministeriale n. 182 29/12/2020 commentati e arricchiti di strumenti ed esempi”, ad animare nel pomeriggio del 25 gennaio il seminario in rete promosso dal Centro Studi Erickson, intitolato “Nuovo PEI: che cosa cambia?”
Per iscriversi (gratuitamente) al webinar del 25 gennaio, accedere a questo link.