Stanza degli abbracci, mosaici e tanto altro: alla scoperta dell’Anffas di Asti
Due strutture residenziali in cui è stata costruita la “stanza degli abbracci”, tre centri diurni in cui ruotano un centinaio di persone con disabilità intellettiva e relazionale, tante attività artigianali tra cui brillano i mosaici, un legame profondo con la città. È una realtà viva e vitale, anche nei tempi difficili del Covid, la sede di Asti dell’associazione Anffas.
La vicepresidente di Anffas Asti, Elena Salvadore
“Abbiamo la fortuna di avere una struttura molto grande – racconta la vicepresidente Elena Salvadore, mamma di un ragazzo autistico – che era una scuola magistrale: qui ospitiamo due centri residenziali e due centri diurni, più un terzo nell’ex centro formativo del Comune, che ci ha chiesto di gestirlo”.
Spazi molto ampi permettono di accogliere tante persone: “In tutto riusciamo a gestire un centinaio di ragazzi e ragazze, in accordo con la Asl di Asti. Tra questi 18 nel residenziale, dove abbiamo anche due posti di pronta accoglienza in caso di urgenza. Per esempio – continua Elena Salvadore – due settimane fa una mamma è morta soffocata dalla sua dentiera e il figlio, disabile non gravissimo ma non autonomo, si è ritrovato da solo. L’Asl ci ha chiamati e noi lo abbiamo accolto immediatamente”.
“Ma anche senza situazioni così drammatiche, abbiamo dei posti temporanei per venire incontro alle necessità delle famiglie. Anche solo per un fine settimana di sollievo. Almeno finché si poteva, perché da un anno a questa parte i residenziali sono blindati per ragioni di sicurezza. Fortunatamente abbiamo un giardino, ma noi eravamo abituati a vivere la città. Nel diurno i ragazzi sono gestiti dalle famiglie, nei residenziali si vivono situazioni più complesse”.
La struttura che gestisce tutto questo è molto snella. “Della parte gestionale ci occupiamo direttamente io, vicepresidente e direttore comunità residenziale, e il presidente, professor Marcello Follis, che si concentra maggiormente centri diurni. Poi naturalmente abbiamo una segretaria, un consulente del lavoro, un revisore conti eccetera, ma penso che l’occhio di un genitore valga più di tutto il resto. A parte infermieri e operatori, abbiamo dovuto limitare gli altri professionisti coinvolti, come il fisioterapista o il professore di ginnastica con cui cercavamo di offrire maggiori servizi ai nostri ragazzi, così come i volontari che ci davano una mano nelle attività”.
Attività e laboratori: i mosaici ma non solo
Le attività e i laboratori sono (o erano) tantissimi: “Il nostro fiore all’occhiello – continua la vicepresidente Anffas di Asti – sono i mosaici di legno, bellissimi e particolari. Siamo partiti da piastrelline di vetro colorato che ci avevano regalato, poi abbiamo iniziato a comprarne dei secchi a colori diversi. Ma avevano costi esorbitanti, quindi adesso tagliamo tesserine in legno e le coloriamo. Lavoriamo a catena di montaggio. Uno sega le strisce, l’altro fa i quadretti, il terzo toglie i punti, il quarto usa la lima, poi facciamo il bagno di colore e siamo pronti per incollare i mosaici.
Gli operatori preparano i disegni al computer, con simboli associati ai colori, i ragazzi incollano le tessere. In questo modo riusciamo a coinvolgere tutti, dal più abile che usa la sega a chi mette solo un po’ colla. Voglio sottolineare che non sono semplici lavoretti, secondo me è arte. Non facciamo in tempo a finirli che li abbiamo già venduti, a poco prezzo, solo per ripagarci il materiale”.
Non solo mosaici nella produzione dell’Anffas di Asti. “Produciamo carta riciclata con il metodo a strappo, così riescono anche i gravissimi, con cui facciamo biglietti di auguri e partecipazioni di matrimonio. Con le piastrelle rotte abbiamo fatto tutta la toponomastica del centro cittadino, lo stemma del vescovado da regalare al Vescovo di Asti quando è andato in pensione, e anche gli stemmi di Polizia e Carabinieri”.
“Avevamo laboratori di cucito e cucina, oltre a organizzare gite al mare e in campagna. E facevamo dei bellissimi spettacoli teatrali, il Comune ci ha anche lasciato uno spazio nella rassegna Asti Teatro. All’inizio ci limitavamo alla mimica, poi abbiamo coinvolto un regista e siamo riusciti a rappresentare la Bella e la Bestia e Biancaneve e i sette nani, con i nostri ragazzi che parlavano e recitavano sul palco. Spettacoli incredibili se si pensa che sono fatti da ragazzi con disabilità, che ripetono a memoria cose che a volte non capiscono neanche…”
La stanza degli abbracci
Per tante di queste attività, purtroppo, il racconto si snocciola con verbi al passato. Perché da un anno intero, dall’inizio della pandemia, le possibilità sono limitate dalla necessità di contenere i rischi di contagio. Per ovviare alla solitudine, Anffas Asti ha costruito una “stanza degli abbracci” nel centro residenziale.
“I ragazzi del residenziale – spiega Elena Salvadore – da marzo non uscivano più e non vedevano genitori, amici e parenti. Gli Alpini, davvero fantastici, ci hanno aiutato e hanno creato questa struttura in una stanza che ha l’ingresso sia dall’esterno che dall’interno. Una divisione in plastica, con dei grossi guantoni, così le persone si possono non solo parlare e guardare in faccia, ma toccare e abbracciare, pur senza contatto diretto e senza rischi. Erano tutti molto felici, soprattutto i famigliari”.
La luce in fondo al tunnel è rappresentata dai vaccini: “Gli operatori sono tutti vaccinati. Ora tocca ai ragazzi, l’Asl ci ha comunicato che dalla settimana prossima inizieremo. Certo, ci dà respiro e ci regala una prospettiva migliore”.